Se il voto degli italiani all'estero si rivelerà determinante per la vittoria del Sì al referendum, il comitato per il No è pronto a fare ricorso e impugnare il risultato. L'annuncio arriva a dodici giorni dal voto, dai "professori" che si oppongono alla riforma costituzionale del governo Renzi. E surriscalda ancor più un clima che registra la 'denuncia' di Silvio Berlusconi: i vertici di Mediaset, afferma l'ex premier, sono per il Sì perché temono una "ritorsione" del governo. Ben oltre si spingono poi i Cinque stelle: "Renzi ha una paura fottuta del voto e si comporta come una scrofa ferita che attacca chiunque veda", si legge sul blog di Beppe Grillo. "Loro insultano? E noi sorridiamo", replica Matteo Renzi nei cinque eventi che puntellano in giornata la sua maratona elettorale: Piombino, Livorno, Pisa, Reggio Emilia e Modena. "La buttano in caciara, cercano la rissa per non parlare del merito", spiega alla platea del Sì ricordando che "i ricorsi finora li hanno persi tutti". Se vince il Sì l'Italia sarà più forte in Ue e potrà proseguire, il prossimo anno, il percorso di riduzione fiscale con il taglio dell'Irpef. Se vince il No non ci saranno le "cavallette", l'Italia non uscirà dall'euro, ma ci si "mangerà il futuro". Perciò, se arriva lo stop al "cambiamento", il premier ribadisce che si tirerà fuori dalla "partita" degli "inciuci" per la nascita di un "governicchio". E il Pd evoca le elezioni anticipate.
Se vince il No "trarremo le conseguenze", afferma il presidente del partito Matteo Orfini. E Lorenzo Guerini, in un'intervista a Bloomberg, dice di più: se vince il Sì il governo va avanti "fino a fine legislatura" a febbraio 2018, mentre se prevale il No, "se c'è la volontà politica", si può "lavorare su una nuova legge elettorale in breve tempo e andare alle elezioni entro l'estate del 2017". Parole, precisa poi Guerini, "forzate" dalla testata americana: "Ho semplicemente detto che con il No ci sarebbe più instabilità" ma indire le elezioni "è prerogativa del Presidente della Repubblica". Ma Berlusconi scommette che lo scenario delle urne non si verificherà, perché "Renzi ha una maggioranza" e "i parlamentari saranno attaccati alla sedia". Permetterà che si faccia un governo per la legge elettorale? "Non tocca a me decidere, il Parlamento è sovrano", risponde il premier al Quotidiano nazionale. Ma, notano fonti della maggioranza, Renzi resterà segretario del Pd e in quanto tale avrà comunque un ruolo rilevante nella partita del dopo (per la quale in Parlamento si continuano a ventilare le ipotesi più diverse, dal Renzi-bis a un governo di scopo guidato da un ministro, a un governo istituzionale guidato da Pietro Grasso). Ma il Sì, scommette Renzi, vincerà grazie alla "maggioranza silenziosa" di chi voterà sul merito senza farsi "fregare" dalle bugie, dagli "insulti" e dal tentativo di sviare l'attenzione di chi, come i Cinque stelle, cerca di nascondere le "firme false" e "l'affittopoli" del Senato, con i rimborsi usati per "pagare la casa a Rocco Casalino". La volontà di rispondere con il merito alle accuse, sottolinea il premier, testimonia che sulla riforma, che "rottamerà la Casta", il governo non sta "dividendo il Paese". Al contrario, spiega, anche elettori del centrodestra (oltre che di Lega e Cinque stelle) voteranno Sì per non ridare il Paese agli "estremisti del centrodestra" o a Grillo o "ridare la sinistra alla vecchia guardia". E mentre il comitato per il No lancia l'allarme e ventila ricorsi sul voto all'estero "che non è libero né segreto", è il presidente di Confindustria a rilanciare la preoccupazione per le ripercussioni del voto sul fronte economico. "A livello internazionale - dice Vincenzo Boccia - si sta speculando un po' troppo sulle questioni italiane e questo non è positivo".