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Referendum
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Referendum: da Padoan a Grasso, impazza il toto-nomi sul successore di Matteo Renzi

Tra i papabili anche i ministri Delrio, Gentiloni e Franceschini

di Alessandra Chini

E' l'ingrediente immancabile di tutti gli scenari del post-referendum. Il gioco del toto-nomi sul successore di Matteo Renzi a Palazzo Chigi è già partito e impazza su giornali e tv, ma anche nei social. Tre o quattro nomi i più accreditati per un governo di 'scopo' che abbia tra i suoi obiettivi la riforma della legge elettorale. Ma nei retroscena, come da prassi, si lievita e si arriva a sfiorare la decina di papabili. E c'è già chi, si prepara (e magari si auto-candida) per le elezioni anticipate.

Ecco tutti i nomi in campo:

PIER CARLO PADOAN - Il ministro dell'Economia è considerato uno tra i 'tecnici' più quotati per Palazzo Chigi. Nome gradito al Pd per garantire la continuità dell'azione in campo economico del governo. Ex direttore della fondazione Italianieuropei, prima di arrivare all'Economia è stato capo economista e vicesegretario generale dell'Ocse, ma anche consulente della Banca Mondiale, della Commissione Europea e della Bce e dal 1998 al 2001 ha collaborato a Palazzo Chigi con gli staff di Massimo D’Alema e Giuliano Amato. 

GRAZIANO DELRIO - Il ministro delle Infrastrutture è stato in campo al fianco di Matteo Renzi sin dai suoi esordi. Un lungo cursus honorum nei territori come sindaco di Reggio Emilia prima e presidente dell'Anci dal 2001 al 2013. Titolare agli Affari Regionali con il governo di Enrico Letta è stato sottosegretario alla presidenza del Consiglio con Renzi per poi prendere il posto di Maurizio Lupi alle Infrastrutture.

PIETRO GRASSO - Il presidente del Senato, uomo simbolo della lotta alla mafia, è stato procuratore Nazionale antimafia dal 2005 al 2012. Entrato al Senato nelle liste del Pd di Pier Luigi Bersani è stato eletto alla guida di Palazzo Madama il 16 marzo 2013. Dopo le dimissioni di Giorgio Napolitano è stato presidente della Repubblica supplente per una ventina di giorni fino al giuramento di Sergio Mattarella.

DARIO FRANCESCHINI - Il ministro dei Beni Culturali ha un lungo curriculum partito con la Dc prima e il Ppi poi. E' tra i fondatori della Margherita ed è stato capogruppo dell'Ulivo alla Camera nel 2006 e segretario del Pd. A capo di una delle correnti più nutrite del Pd, AreaDem, è stato ministro per i Rapporti con il Parlamento del governo Letta.

PAOLO GENTILONI - Il ministro degli Esteri, uomo vicino a Matteo Renzi, è già stato ministro delle Comunicazioni con il governo Prodi e presidente della commissione di Vigilanza Rai. E' alla Farnesina dall'ottobre 2014.

Nel toto-nomi impazzato anche prima del voto al referendum, un nome circolato è quello del ministro per lo Sviluppo CARLO CALENDA. Giovane manager dalla passione politica è stato viceministro dello Sviluppo economico prima del governo Letta e poi del governo Renzi. Nato a Roma nel 1973 dall'economista Fabio Calenda e dalla regista Cristina Comencini. Da bambino, a soli dieci anni, è stato attore nello sceneggiato televisivo 'Cuore' diretto dal nonno Luigi Comencini, dove interpreta lo scolaro protagonista Enrico Bottini.  Intervistato dal Corriere della Sera, il 24 novembre scorso Calenda ha rifiutato l'idea che si faccia il suo nome per un ipotetico governo di transizione: "La decima volta che lo ripeto: e' una cosa che non esiste. La stagione dei governi tecnici è finita, ed è un bene".

Tra gli altri nomi circolati nel post-voto anche quello di ex presidenti del Consiglio come ROMANO PRODI e GIULIANO AMATO.

Poche le donne citate nei retroscena. L'unico nome circolato è quello 'istituzionale' della presidente della Camera LAURA BOLDRINI.

Ma c'è anche chi ha messo le proprie mire su Palazzo Chigi in vista del voto anticipato. E se sul suo blog Beppe Grillo ha parlato di uno "spiraglio per un governo a 5 stelle", c'è già chi si candida. "Io candidato premier? Sono sempre disponibile a fare tutto ciò che può essere utile al movimento", afferma il deputato del M5S ed ex membro del direttorio grillino ROBERTO FICO in un'intervista ad Avvenire, dichiarandosi implicitamente pronto a sfidare LUIGI DI MAIO per la guida di un governo a Cinque Stelle.

Per quanto riguarda il centrodestra la discussione sulla leadership (e dunque la premiership in caso di voto anticipato) si è accesa con lo stop di SILVIO BERLUSCONI a Stefano Parisi e l'ipotesi di un suo possibile ritorno in campo dopo la sentenza di Strasburgo nei suoi confronti. Ha fatto scalpore la frase del Cav, secondo cui l'unico leader politico in questo momento è Matteo Renzi. Il segretario della Lega MATTEO SALVINI chiede da tempo primarie per la scelta della leadership con una sua possibile discesa in campo.

PIù complessa la partita in casa Pd. Dove si dovrà passare da un congresso al quale, evidentemente, non è affatto escluso che MATTEO RENZI si candidi.

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