Studenti con la bocca coperta da un panno bianco e con sopra stampata una X, manifesti con la scritta "Valutati, non schedati!", e ancora flash mob, proteste pacifiche, anche davanti al ministero dell'Istruzione, test lasciati in bianco o banchi di scuola abbandonati. Stamane è andata in scena, in molte scuole d'Italia, sparse a macchia di leopardo, il boicottaggio e la protesta dei tanti che non condividono i test Invalsi. Oggi con i quiz preparati dall'Istituto di valutazione, si sono infatti cimentati i ragazzi di seconda superiore ma, come previsto da giorni, la protesta non si è fatta attendere.
"Abbiamo deciso di disobbedire, di rifiutarci di sottoporci ad un meccanismo di valutazione escludente e ingiusto che mira a rendere la scuola pubblica sempre più a servizio delle logiche manageriali. Valutare non può significare schedare, mettere in classifica, favorire la competizione tra scuole e studenti, indirizzare e svilire la didattica rendendola un semplice bagaglio di nozioni da digerire per affrontare i test - afferma Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell'Unione degli Studenti - siamo l'unico Paese in Europa che somministra agli studenti in maniera censuaria e non campionaria dei test assolutamente inutili, che non tengono conto delle condizioni sociali ed economiche degli studenti e che aprono pericolosamente le porte a dei criteri premiali per le scuole che eccellono. A fronte di tutto ciò riteniamo veramente inaccettabile che si spendano 16 milioni di euro per finanziare questo strumento di valutazione dannoso e inutile".
"Da anni - prosegue Lampis, coordinatore nazionale dell'Unione degli Studenti - si levano delle voci critiche in merito ai test, ma i governi non sembrano propensi ad ascoltare chi vive ogni giorno le scuole. Nel nuovo Def 2014 si inseriscono i test Invalsi alla base della revisione dei nuovi contratti per gli insegnanti e per i sistemi di reclutamento di dicenti e dirigenti scolastici. Il 4 maggio inoltre la presidente dell'Invalsi ha sollecitato gli insegnati a somministrare i test, convincendoli della bontà di questo strumento".
"Oggi boicottiamo i test - ha aggiunto - perché pensiamo che sia giunto il momento di bloccare questa riforma strisciante della didattica e della valutazione. L'idea che si possa produrre un'istantanea della scuola pubblica senza tener conto delle specificità di ogni contesto e della processualità della valutazione non è solo deleteria ed errata, ma tende ad appiattire verso il basso la didattica, svilendo anche il lavoro dei professori. I test ci riducono a numeri e foraggiano l'idea dello studente come soggetto passivo, pieno di nozioni e incapace di pensare criticamente. Il Governo continua a procedere in maniera antidemocratica sul tema. Crediamo che si debba bloccare il nuovo Sistema nazionale di valutazione, congelare l'ipotesi di estensione dei test Invalsi all'ultimo anno delle superiori e aprire un ampia discussione nelle scuole del Paese. Siamo stanchi dei processi calati dall'alto, soprattutto se imposti nelle scuole che dovrebbero essere palestre di partecipazione e democrazia. Siamo stanchi di veder spesi milioni su uno strumento inutile e dannoso quando non si rifinanziano le scuole e le università".
Gravi e illegittime sono le minacce e le ritorsioni, raccontano gli studenti, che già in queste settimane si stanno riversando sugli studenti che protestano contro i test Invalsi. "Crediamo sia necessario ribadire pubblicamente che a presidi e docenti è fatto divieto di risalire al singolo studente, sfruttando il codice alfanumerico del test, per attribuirgli voti su registro o sanzioni disciplinari: le prove, lo dice la normativa sulla privacy diffusa dallo stesso Istituto, devono essere totalmente anonime". Infine, conclude l'Uds, "le prove sono attività ordinarie e non obbligatorie: al pari di gite e attività pomeridiane i test devono essere approvati dagli organi collegiali e la partecipazione degli studenti è completamente libera".
"La valutazione dell'Invalsi è assolutamente positiva vanno apportate delle correzioni in base al tipo di classe o al corso di studio ma guai a buttare l'acqua con tutto il bambino. Essere contrari a questo tipo di valutazione equivale a prendersela con il termometro quando segna la febbre", spiega Mario Rusconi, vicepresidente dell'Associazione nazionale dei presidi, in un'intervista rilasciata al sito specialistico Skuola.net. Rusconi aggiunge che nel Regno Unito i test sugli standard di performance esistono dal '62. "Inoltre va considerato che ormai le prove oggettive esistono in tutti i settori, anche per i carabinieri. Perché la scuola non dovrebbe sottoporsi? I docenti dovrebbero prendere spunto dai risultati dei test per sanare eventuali lacune sui programmi trattati. Considerando l'Invalsi come una spia di rilevamento". E sempre secondo una rilevazione di Skuola.net, ben 7 ragazzi su 10 riferiscono che i docenti in classe hanno annunciato di voler utilizzare le prove Invalsi come veri e propri compiti in classe. E tre studenti su cinque dichiarano a Skuola.net di essersi concentrati sui libri appositamente per il test Invalsi.