Resta il requisito della sufficienza in tutte le materie, condotta compresa, per essere ammessi alla Maturità e restano pure i voti numerici (e non le lettere all'americana) nel primo ciclo di istruzione. Il decreto sulla valutazione, uno dei più travagliati, dopo il passaggio parlamentare, torna sul tavolo del consiglio dei ministri con alcuni dietrofront rispetto alla versione iniziale. E' previsto che possa arrivare a Palazzo Chigi venerdì (dopo essere stato al centro oggi di un pre-consiglio) assieme agli altri 7 decreti attuativi della Buona scuola.
Se il Governo darà il via libera al testo rivisto in queste settimane, nella nuova Maturità l'ammissione all'esame potrà avvenire anche se si ha una insufficienza a patto però che ci sia una delibera motivata del consiglio di classe; di questa defaillance si terrà tuttavia conto nella tabella dei crediti.
Le prove Invalsi, che testeranno anche la conoscenza dell'inglese, non saranno incluse nell'esame (neppure in quello di terza media), ma la partecipazione a questo tipo di verifica, che verrà fatta ad aprile o maggio, sarà obbligatoria per gli studenti. E sempre a proposito dell'esame nei colloqui si darà spazio anche a temi come cittadinanza e costituzione, il cui studio verrà rafforzato già dalla Primaria.
Quanto alla questione dei voti nel primo ciclo di istruzione, sembra essersi risolta con un passo indietro rispetto all'iniziale proposta di utilizzare le lettere, dalla A alle E, per valutare i ragazzi: resteranno perciò i voti in numeri, accompagnati da una maggiore descrizione delle competenze acquisite dagli alunni.
Le novità dovrebbero essere adottate il prossimo anno nel primo ciclo di istruzione e in quello successivo (2018-2019) nelle Superiori in modo da avere il tempo per mandare a regime per tutti l'alternanza scuola-lavoro.
Per quanto riguarda gli altri decreti, nel provvedimento relativo al sostegno per gli studenti con disabilità vengono recepite parecchie delle richieste avanzate dalle associazioni, a cominciare da quella relativa al tetto di alunni per classe.
Per il diritto allo studio è prevista la triplicazione dei fondi, da 10 a 30 milioni; stanziamento di risorse per l'erogazione di borse di studio a favore degli studenti iscritti agli ultimi due anni delle scuole Superiori, per l'acquisto di libri di testo, per la mobilita' e il trasporto, per l'accesso a beni e servizi di natura culturale.
L'ultima parola spetta comunque al Governo per l'approvazione definitiva. Poi ci saranno le ultimissime tappe: bollinatura del Mef, passaggio al Quirinale e pubblicazione in Gazzetta ufficiale.