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Il fascino della divisa non tramonta mai, un giovane su due è ancora pronto alla carriera militare

È quanto emerge dal primo rapporto dell’Osservatorio sulle professioni in divisa, frutto del lavoro congiunto di Skuola.net e Nissolino Corsi

Redazione ANSA

Una carriera nelle Forze Armate o nelle Forze di Polizia? Un’opzione ancora molto gettonata, anche tra le nuove generazioni. Il motivo? Non è, come si potrebbe pensare, per avere il cosiddetto ‘posto fisso’ e la certezza di uno stipendio a fine mese. Perché i giovani interessati alla vita militare si dicono più attratti dai valori incarnati dai diversi corpi. È sicuramente questa la colonna portante della prima indagine dell’Osservatorio sulle Professioni in divisa, creato da Skuola.net e Nissolino Corsi.

Il portale di riferimento per gli studenti di tutte le età, da un lato, e il centro specializzato nella preparazione ai concorsi militari, dall’altro, hanno infatti unito le forze per capire che rapporto hanno oggi i ragazzi con la ‘divisa’. E le sorprese non sono mancate.

Quasi la metà (46%) degli oltre 24mila giovani intervistati (di scuole medie, superiori e università) si dice disposta a intraprendere la carriera militare: per il 28% è un’idea abbastanza forte, per il 18% è addirittura fortissima. E per circa un terzo di loro – il 31%, che nel caso dei maschi sale al 44% - rappresenta la prima scelta. Ma ciò che balza subito agli occhi è che il 22% dei potenziali militari lo farebbe perché ‘ci crede’ (un dato che, tra le ragazze, raggiunge il 27%). E un altro 15% per far parte di una realtà importante e autorevole. Altrettanti (15%) per il tipo di lavoro svolto, al servizio degli altri.

Stabilità e possibilità di carriera? Non sembrano delle priorità: solamente il 10% lo farebbe per avere un lavoro garantito, il 7% per ambizione, appena il 3% per la retribuzione sicura. Le forze armate che stuzzicano di più i sogni dei ragazzi? Sul podio troviamo tre divise classiche: in vetta c’è senza dubbio quella dell’Esercito (18%), seguita da quelle della Guardia di Finanza (14%) e dei Carabinieri (14%). Il livello di apprezzamento delle altre? La Polizia di Stato è un gradino sotto (11%), leggermente più giù ci sono Aeronautica (10%) e Marina (9%). Ma 1 su 10, pur di entrare, si accontenterebbe di qualsiasi corpo. Anche se, su questo aspetto, la geografia a volte mischia le carte: nelle regioni del Centro, ad esempio, la carriera con più appeal (specie tra i maschi) è quella in Guardia di Finanza (la vorrebbe seguire 1 su 4). La provenienza incide anche sul livello gerarchico in cui gli studenti vorrebbero approcciarsi ai corpi militari e di polizia. A livello nazionale il campione si divide in parti uguali: il 35% mira a diventare subito Ufficiale (tramite l’accademia o un concorso da dirigente), il 33% si accontenta dei gradi iniziali (VFP o Agente), il 32% partirebbe da Sottufficiale (Maresciallo o Ispettore). Ma al Sud gli aspiranti Ufficiali salgono al 40%. Mentre al Centro la strada più battuta è quella da Sottufficiale (si attesta al 43%). I ragazzi del Nord? Volano basso è preferiscono iniziare dal principio (il 38% mette nel mirino il concorso da VFP o Agente).

Situazione omogenea in tutta Italia per quanto riguarda, invece, il momento più adatto in cui tentare il concorso militare. La maggior parte (33%) cercherebbe di bruciare le tappe provando già dopo il diploma; il 27%, al contrario, rimanderebbe il progetto alla fine del percorso universitario, dopo la laurea specialistica. Posizione intermedia per gli altri: il 19% attenderebbe almeno fino alla laurea triennale, il 21% ci penserebbe mentre studia all’università. E se non dovessero passare al primo colpo? Il 12% si fermerebbe subito; il 47%, prima di abbandonare le speranze, proverebbe altre 2-3 volte; il 16% ci proverebbe anche 4-5 volte. Ma il 26% (il 33% al Sud) andrebbe avanti a oltranza finché non ha successo. Imprescindibile, in ogni caso, la preparazione: il 72% inizierebbe con largo anticipo in vista delle prove concorsuali. Ma l’indagine ha voluto ascoltare il parere pure di chi per le procedure di selezione ci è già passato. Sono circa 1000 ragazzi. La metà dei quali – il 55% - le ha superate al primo tentativo. La differenza, molto spesso, l’ha fatta proprio il tipo di preparazione: chi, ad esempio, si è affidato a un corso specializzato 8 volte su 10 è entrato subito. Tuttavia solo il 36% dei concorsisti si è preparato con questa modalità: il 14% concentrandosi sulle lezioni del corso, il 22% unendovi lo studio individuale (su manuali e banche dati dei quiz). Il 26%, invece, ha studiato esclusivamente sui libri. Il 38%, la maggioranza, solo sul database ufficiale dei test.

E i genitori, come reagirebbero se il figlio gli comunicasse di voler intraprendere la carriera militare (o nelle forze di polizia)? Perché alla ricerca hanno partecipato anche 3mila tra mamme e papà. La maggioranza – il 53% - lo appoggerebbe a occhi chiusi. Il 20% approverebbe solo se la scelta ricadesse su una carriera a basso rischio. Le ragioni del ‘sì’? Pure i genitori si dimostrano legati più ai valori di cui sono portatrici le forze armate (38%) rispetto alla stabilità lavorativa (14%) e alla retribuzione (13%). Ancor prima di queste viene anche il tipo di attività svolta (16%).

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