Sedici anni dopo l'impresa di Marco Pantani, la celebre avenue parigina degli Champs-Elysées - ''la più bella del mondo'', come dicono i francesi - torna a tingersi d'azzurro. Con il trionfo di Vincenzo Nibali al Tour. "Un'emozione così forte credo di averla provata poche volte nella vita. Qui, dal gradino più alto, è ancora più bello di quanto potessi immaginare. Non c'è niente di paragonabile", dice, con le lacrime agli occhi, lo 'squalo' più gentile di Sicilia, rivolgendosi alle migliaia di persone, tra cui tantissimi italiani, venuti ad acclamarlo in questo giorno ''appiccicoso di caucciù'', come recita il 'Bartali' di Paolo Conte. Parole commosse, pronunciate in modo semplice ed elegante davanti ai fasti dell'Arco di Trionfo, il monumento che forse più di tutti incarna la grandeur dei cugini d'oltralpe. Solo che questa volta il trionfo è tutto italiano.
E per una volta, anche i ''francesi che s'incazzano'' sono costretti a fare chapeau. Salvo qualche articolo al veleno, come quello del quotidiano Le Monde, che nei giorni scorsi ha lasciato planare l'ipotesi di doping. Ma il messinese non sembra badarci più di tanto: ''Merci tour, merci ai francesi e merci a tutti quanti'', grida dall'olimpo del podio, assicurando che lui quest'impresa l'ha costruita ''giorno dopo giorno, partendo da lontano, da una preparazione iniziata in inverno, quando insieme alla squadra abbiamo deciso che questo doveva essere il mio obiettivo di stagione". Ad acclamarlo, tra il pubblico, tanti italiani, che al suo arrivo hanno sventolato il tricolore. Ma anche la famiglia, la moglie Rachele e la piccola Emma, che il Monsieur Nibalì ha subito stretto in braccio appena sceso dal podio. ''Se non avessi accanto Rachele e la mia bimba Emma, se non avessi avuto fin dalle prime pedalate il sostegno dei miei genitori, non credo che ce l'avrei fatta lo stesso...'', ha esultato il campione, autografando decine di maglie gialle, mentre l'inno di Mameli risuonava sui campi Elisi.
''E' una gioia immensa, una gioia senza fine, ho i brividi in tutto il corpo", ha commentato il papà Salvatore, giunto a Parigi con moglie, amici e parenti e che questa sera parteciperà alla grande festa organizzata dal team Astana sul Faubourg Saint-Honoré. "Lo sapevo fin dall'inizio che si sarebbe arrivati a questo punto, da quando aveva 14 anni, dalla sua prima gara", ha sottolineato fieramente. Mentre la moglie Rachele, con un immenso mazzo di fiori in mano, si dice ''commossa e emozionata''. Intanto, dietro alle transenne, i tifosi italiani, di cui molti venuti apposta per l'evento, fanno festa. "Dopo quest'incredibile impresa, qui dovrebbe esserci tutta l'Italia", protesta Riccardo, giunto apposta de Genova per assistere all'arrivo della Grande Boucle. La Concordia? "Meglio assistere all'arrivo di Nibali", ironizzato il ragazzo ricordando che erano 16 anni che l'Italia non conquistava il Tour. Certo, aggiunge il suo amico Francesco, oggi "ai francesi brucia un po'. Ma ci devono stare. E' come nel 2006 quando abbiamo vinto il Mondiale di calcio. Solo che stavolta è ancora meglio perché abbiamo trionfato a casa loro".
Quanto ai dubbi sollevati da alcuni organi di stampa, come Le Monde, su un ipotetico ricorso al doping, Silvano taglia corto: "E' tutta invidia. Se vince un italiano devono sempre trovare qualcosa che non va bene...". "I francesi devono fidarsi di noi" e, tra l'altro, "la maglia gialla ha il profumo del sapore giusto'', aveva ironizzato, a metà giornata, da Genova, il premier Matteo Renzi, punzecchiando la ministra francese dell'ambiente, Ségolène Royal, in relazione ai suoi timori per le operazioni di recupero della Concordia. Già, fidarsi di noi, perché con il cuore l'Italia sa realizzare le imprese più grandi. E trasformare la fantascienza in realtà.