La Roma ha sbagliato a mandare via Garcia e Totti è un lusso che in questo momento la squadra non può permettersi. Luciano Spalletti, alla vigilia della sfida col Real Madrid negli ottavi di finale di Champions League, si lascia andare in una lunga intervista al quotidiano spagnolo 'As' partendo dal suo ritorno nella Capitale. "La Roma stava attraversando un momento difficile e ha deciso di cambiare. Credo abbiano sbagliato, l'allenatore non si discute per qualche cattivo risultato, bisogna aspettare... - le parole del tecnico toscano -. È chiaro poi che un presidente deve proteggere la sua azienda, ma in Italia gli allenatori vengono cambiati troppo. A un tecnico deve essere data forza. Io dico sempre: preferisco usare il miglior undici anziché gli undici migliori".
Ecco perché dal suo arrivo Totti è rimasto praticamente sempre a guardare. "Se è difficile tenerlo in panchina? Io alleno la Roma, non solo Totti. Il mio obiettivo primario sono i risultati, e scelgo in funzione di questi, non in funzione della storia di un giocatore. Come è la mia relazione col capitano? Dal mio punto di vista, perfetta". "Francesco è un giocatore che illumina la fase offensiva, ma dipende anche dal rivale se puoi utilizzare le sue qualità, rinunciando a quelle che non può darti - spiega Spalletti -. Può metterti un pallone perfetto, ma se la squadra deve pressare per lui è più difficile. Dipende dalla forza dell'avversario: a volte la squadra può sopportare la mancanza di corsa di un elemento, ma in questo momento la Roma non può, non è capace. Ora dobbiamo raschiare il fondo del barile. Solo così potremo restituire alla Roma un livello in cui si può cominciare a fare altri ragionamenti. Fino ad allora, non c'è spazio per i sentimenti: solo lavoro, forza e corsa. Se Totti lo capisce? Non lo so, io faccio il mio lavoro. Rispetto moltissimo la sua storia e la sua qualità, ma io ho bisogno di risultati".
La cosa fondamentale, aggiunge Spalletti, è essere chiari dentro lo spogliatoio: "E' importante non mentire ai giocatori. Se ne accorgono subito. Per guadagnare il loro rispetto bisogna essere leali e mostrare loro la via. "The Roma way"...la nostra strada, la nostra idea - aggiunge -. Non accetto che si dica che qui non si lavora bene. Questa cosa veniva detta nella mia prima esperienza e si dice ancora oggi. E' una bugia, sono stronzate! In quanto al convincere, ho un altro detto: il rispetto si guadagna, la paura si impone". Paura che non c'è nell'affrontare all'Olimpico il Real Madrid: "Se possiamo batterlo? Sicuramente quello che non faremo è chiedere un certificato medico per non giocare - scherza Spalletti -. Conosco bene le merengue, le ho viste giocare più volte quando ad allenarle c'era il mio grande amico Ancelotti. Carlo è il mio grande maestro, il migliore che abbiamo in Italia. Cosa ho imparato da lui? Tutto".