E' un flusso ininterrotto di persone quello che da stamattina sta rendendo omaggio alla salma del ciclista Michele Scarponi nella camera ardente allestita nell'obitorio dell'ospedale regionale di Torrette, ad Ancona. Persone di tutte le età, molti giovani, amici, conoscenti, fan, sportivi hanno voluto dare un ultimo saluto all'Aquila di Filottrano. Scarponi è composto nella bara con la divisa del suo team, la Astana; nel feretro ci sono anche i disegni dei figlioletti, due gemelli di 5 anni. I funerali si svolgeranno martedì al campo sportivo di Filottrano.
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Si sono stretti intorno ai familiari - i fratelli Marco e Silvia e i genitori Giacomo e Flavia (la moglie Anna sembra abbia deciso di restare a Filottrano con i bimbi) - anche Fabio Aru, del quale Scarponi aveva appena preso il posto come prossimo capitano al Giro d'Italia, e Beppe Martinelli, direttore sportivo della squadra, oltre al presidente del Comitato regionale Marche della Federazione ciclistica italiana Lino Secchi. Secchi ha parlato dell'incidente in cui ha perso la vita Scarponi come di un "appuntamento triste con il destino", e sollevato il tema della sicurezza per chi pratica la strada da sportivo. Tra le testimonianze, quella di Francesco Lasca di Osimo, ex ciclista su strada, professionista dal 2012 al 2015 con il team Caja Rural-Seguros Rga ("Allenarsi con lui era come fare una passeggiata, le ore volavano") e Marina Romoli, anche lei marchigiana di Recanati, ex ciclista, vice-campionessa mondiale in linea tra le juniores nel 2006, ora su una sedia a rotelle dopo un incidente avuto nel 2010 anche lei durante un allenamento, che le ha fatto perdere l'uso delle gambe
Da Serse Coppi a Scarponi, i ciclisti vittime della strada
Un interminabile applauso e il team Astana con il lutto al braccio schierato in prima fila: così la Liegi-Bastogne-Liegi, prima della partenza di stamattina per l'edizione numero 103, ha omaggiato Michele Scarponi, il corridore della squadra kazaka morto ieri mentre si allenava vicino casa, nelle Marche. Emozione e lacrime durante il raccoglimento per salutare l'atleta vincitore del Giro d'Italia 2011, che stava preparando la nuova avventura in rosa, alla quale si sarebbe presentato con il ruolo di capitano, dopo l'infortunio di Fabio Aru. VALVERDE DEDICA LA VITTORIA A SCARPONI
Era nato a Jesi, altra terra di campioni, anche se di diversa specialità, ma la vita l'aveva trascorsa a Filottrano, un comune di neppure 10 mila abitanti dove, quando non era impegnato nelle gare fuori casa, si allenava con scrupolo ogni giorno in sella alla bicicletta, macinando chilometri su e giù per le colline a lui care. Ed è qui che si è chiusa stamattina la parabola di Michele Scarponi, volto sorridente del ciclismo italiano, falciato da un furgone a pochi passi da casa. Il corridore marchigiano, ribattezzato l'Aquila di Filottrano, aveva da poco iniziato il proprio allenamento quando, poco dopo le 8, a un'intersezione tra via dell'Industria e via Schiavoni, si è scontrato con un autocarro Fiat 'Iveco', condotto da un 57enne del posto. Sembra che vittima e investitore si conoscessero, come è facile in una comunità piccola come quella filottranese: Scarponi percorreva la strada in discesa, il furgone stava svoltando a sinistra per immettersi sull'altra strada. Secondo i carabinieri, l'autista dell'Iveco non avrebbe dato la precedenza. L'uomo, che è indagato per omicidio stradale, avrebbe raccontato ai militari di non avere visto Scarponi, perché in quel momento aveva il sole negli occhi. Il ciclista si è schiantato sul parabrezza del mezzo, lato destro, dove è visibile una grossa 'ragnatela' prodotta dall'impatto del corpo. I soccorsi sono arrivati subito, ma per Michele non c'era più nulla da fare: il suo corpo era straziato dal violento impatto.
Lo ricordano e lo piangono in tanti. Michele Scarponi forse senza saperlo era nel cuore di molti. Lo amavano i suoi compagni di ciclismo, lo stimavano gli appassionati di sport. Il re dei gregari, l'uomo che tirava la carretta in gara, trascinando il capitano al successo, secondo la romantica visione che il ciclismo ha consegnato alla sua tradizione, era un personaggio molto popolare anche al di là delle due ruote. Era il il re dei gregari, con un carattere esuberante, generoso, amante degli scherzi, un combattente della bici, un tipo che ogni capitano avrebbe voluto in squadra. Quando si è diffusa la notizia della sua tragica scomparsa, i social sono stati invasi da una marea di messaggi di cordoglio, da parte di sportivi e gente comune. Fra i primi, il ct della nazionale di ciclismo Davide Cassani che ha twittato: "Ieri in corsa. Si affianca a me. Michele sorride, come sempre. Contento per la vittoria. Parla del Giro. Ora son qui a piangerlo. Dio mio". E' sotto shock Vincenzo Nibali, lo squalo di Messina, che al sudore di Scarponi deve non poco dei suoi trionfi, e mesto twitta: "non lo so, non ce la faccio, non ho parole amico mio". I due erano legatissimi, hanno condiviso per anni gare e battaglie, complici e caratterialmente opposti. Quest'anno le loro strade si erano divise: Nibali al Bahrain Team, Scarponi ancora al'Astana con Fabio Aru, del quale aveva appena preso il posto come capitano al Giro d'Italia, essendo il sardo infortunato. Aru parla di "tragedia infinita" e l'Astana scrive "tragedia troppo grande per essere commentata".