Quattordici anni sulle piste del Motomondiale, rischiando la vita in giro per il globo. Per poi perderla in sella alla bicicletta, in un incrocio del riminese. Nicky Hayden è morto meno di una settimana dopo l'urto devastante contro una macchina ed ora il mondo della velocità su due ruote si interroga sull'assurdità di questa morte. A cominciare da Valentino Rossi, che il 18 maggio - il giorno dopo l'incidente - aveva scritto su Facebook "uno dei migliori amici che ho avuto nel paddock".
Trentacinque anni, Nicholas 'Nicky' Hayden era nato a Owensboro, in Kentucky, in una famiglia in cui tutti hanno corso in moto, a cominciare dal papà Earl, che con la sua concessionaria di auto usate fu il primo sponsor di Nicky e dei fratelli Tommy e Roger Lee. Ma anche la madre e la sorella si sono cimentate in pista. L'apice della carriera - iniziata praticando, come il padre, il dirt track, per poi passare a 13 anni sulle piste d'asfalto - lo ha raggiunto nel 2006, vincendo il Mondiale della classe MotoGp con la Honda. Un capolavoro di costanza quella stagione di 'Kentucky Kid', conclusa al primo posto nonostante due sole vittorie (ad Assen e Laguna Seca), ma con nove podi nelle prime 11 gare. E battendo proprio Rossi all'ultima, quando il pesarese finì in terra, mentre Hayden con il terzo posto si laureò campione.
Meno fortunati i cinque anni con la Ducati (dal 2009 al 2013), con tre terzi posti come miglior risultato. Era quindi risalito sulla Honda per due stagioni non brillanti. Infine il ritorno in Superbike, dopo la prima esperienza del 2002.
Divenuto pilota professionista a 16 anni, prese parte al campionato americano concludendo la sua prima corsa con un eccellente quarto posto. Nel 1999 si laureò più giovane campione della storia delle Supersport 600. Hayden visse poi un altro grande momento della sua carriera sportiva nel 2002, quando vinse la 200 miglia di Daytona a soli 21 anni. Le grandi case ormai avevano messo nel mirino il ragazzo di Owensboro. Arriva la chiamata della Honda, che lo strappa alla Yamaha. E' un sogno che si realizza. E' il 2003. Per le prime gare nel Mondiale Hayden scelse il 69, perché si poteva leggere anche capovolto. Diventerà famoso come il 46 del "Dottore". Poi il declino agonistico, repentino, e quel che è peggio, lo schianto tragico e beffardo: in sella a una bici, a neanche 30 all'ora