Dopo Microsoft anche Amazon chiede regole certe per l'utilizzo del riconoscimento facciale, strumento per cui l'azienda di Seattle è finita qualche settimana fa, insieme ad altri big della tecnologia, al centro di un appello da parte di un gruppo di associazioni per i diritti umani e digitali.
"Le nuove tecnologie non dovrebbero essere vietate o condannate a causa di un loro potenziale cattivo utilizzo. Invece bisognerebbe aprire un dialogo onesto tra tutte le parti in causa per far sì che questa tecnologia sia utilizzata propriamente", ha scritto Michael Punke, vicepresidente di Amazon Web Services, come riporta il sito dell'agenzia Reuters.
La società ha elaborato Rekognition che, secondo indiscrezioni, l'Fbi starebbe già provando in anteprima.
La presa di posizione arriva a poche settimane da Microsoft. "Se non agiamo, rischiamo che da qui a cinque anni si ampli in modo tale da non riuscire più controllarla", ha spiegato Brad Smith, chief counsel di Redmond. Lo scorso gennaio un gruppo di 85 associazioni ha scritto una lettera aperta ad Amazon, Google e Microsoft affinché non vendano la loro tecnica di riconoscimento facciale ai governi.
"Siamo in un momento cruciale per questo tipo di tecnologia e le scelte fatte dalle aziende determineranno se le future generazioni dovranno avere paura di partecipare ad una manifestazione, frequentare luoghi religiosi o semplicemente vivere le loro vite", ha osservato Nicole Ozer dell'American Civil Liberties Union (Aclu). Google ha abbandonato Project Maven, basato sul riconoscimento del volto, anche a seguito delle proteste dei dipendenti.