Dopo lo scivolone sul test emotivo, Facebook prova ad alzare l'asticella della qualità. Il social network che da un anno sta apportando cambiamenti al suo algoritmo ha deciso di penalizzare in termini di visibilità i 'click bait', quelle notizie che hanno titoli esca ma non forniscono nessuna informazione, usati per generare traffico sui siti. Sarà invece premiato dall'algoritmo il parametro del tempo di lettura di una notizia, ma anche il coinvolgimento in termini di 'like' e condivisioni.
"Non crederai mai quali sono le star che hanno litigato sul Red Carpet, clicca qui e scoprirai chi è la donna per cui hanno discusso...": questo è il genere di post che potremmo vedere sempre meno sulla News Feed di Facebook. E' "una tecnica che sta dilagando, soprattutto negli Stati Uniti, usata da aziende riconoscibili. In Italia, ad esempio è utilizzata da alcune piattaforme del gruppo Casaleggio, come TseTse.it", spiega Vincenzo Cosenza esperto di social network e autore del libro "Social media Roi".
"Quando abbiamo chiesto in una indagine ai nostri utenti che tipo di contenuti volevano veder scorrere nel loro flusso di notizie, l'80% ha risposto che preferiva titoli che li aiutavano a decidere se voler continuare e leggere l'articolo prima di cliccarlo", spiegano Khalid El-Arini e Joyce Tang, rispettivamente ricercatore e 'product specialist' di Facebook in un post ufficiale. "Se gli utenti cliccano su un articolo e vi trascorrono del tempo vuol dire che il contenuto è valido. Se invece cliccano subito per tornare sul social network vuol dire che non hanno trovato quello che cercavano", aggiungono.
L'altra novità introdotta da Facebook riguarda il modo in cui i link vengono condivisi: verrà dato più spazio a quelli 'tradizionali', postati col classico bottone implementato da tutti i siti, piuttosto che quelli accompagnati da una foto e da un link breve. Dove a volte c'è un discrepanza tra i contenuti. Secondo il blog di tecnologia statunitense Mashable, ad essere interessate da questa decisione saranno anche le media company, visto che Facebook è la piattaforma che dopo Google porta più traffico ai siti di informazione.
Negli Usa, per altro, la metrica del tempo speso a leggere una notizia piuttosto che la conta dei click è già usata dal sito Upworthy, mentre il Financial Times la sta addirittura applicando alla pubblicità.
"L'obiettivo di Facebook è far capire che può essere un luogo di informazione, non solo di svago, come Twitter", osserva Vincenzo Cosenza che aggiunge: "Ancora non è chiaro se la piattaforma farà delle distinzioni particolari, rivolte ad esempio alle testate giornalistiche". "Per Facebook non c'è un immediato ritorno economico - conclude l'esperto - ma piuttosto una sorta di ecologia dell'ambiente: dalle indagini interne hanno capito che se il social network si degrada con notizie facili e leggere gli utenti scappano. E meno utenti equivale e meno guadagni".