Dopo la popolarità arrivano le perplessità su Clubhouse, il social del momento che basa la totalità delle interazioni tramite il solo utilizzo della voce. Secondo lo Stanford Internet Observatory, la piattaforma ha vulnerabilità di sicurezza informatica ma soprattutto pecche sulla privacy. Infatti, la maggior parte del flusso di dati si poggia su una società terza chiamata Agora, che è cinese e ha sede a Shangai. E, quindi, i dati e le registrazioni audio sarebbero eventualmente accessibili anche al governo cinese che proprio la scorsa settimana ha interdetto l'uso di Clubhouse agli utenti del paese.
L'Osservatorio accende un faro anche sulla crittografia obsoleta dell'app che consentirebbe di intercettare, registrare, conservare o trascrivere tutto quello che accade nelle 'room', cioè le stanze di discussione.
Su questi e altri rilievi, come il trattamento dei dati nella rubrica dei propri contatti che l'app risucchia e l'adeguamento delle policy privacy di Clubhouse al Gdpr europeo, si era già mosso nei giorni scorsi il Garante della privacy italiano.
"Abbiamo stabilito che il numero ID univoco di un utente viene trasmesso in chiaro e che Agora avrebbe probabilmente accesso all'audio grezzo degli utenti, fornendo potenzialmente l'accesso al governo cinese", spiegano i ricercatori di Stanford in un post sul loro blog, specificando che le falle sicurezza scoperte sono state divulgate "privatamente a Clubhouse e verranno rese pubbliche quando saranno corrette o dopo una scadenza prestabilita".
Alpha Exploration Co. - la società che ha sviluppato Clubhouse - ha riferito allo Stanford Internet Observatory che sta rafforzando le misure di sicurezza, prevedendo blocchi che impediscono all'app di trasmettere riscontri ai server cinesi.
La scorsa settimana la Cina ha bloccato l'app nel paese. Alcuni utenti, infatti, superando il blocco su Internet, erano riusciti a scaricarla e a iniziare a conversare anche di diritti umani.