Il 2020 sarà ricordato come l'anno in cui la popolazione italiana, segregata dal Covid, ha giocoforza compiuto un gigantesco balzo sul fronte della digitalizzazione. Eppure sono ben 3,5 milioni le famiglie italiane che non dispongono della rete e rischiano di rimanere tagliate fuori dall'evoluzione della società, se non ci saranno interventi. Dalla relazione annuale dell'Auditel, che si è tenuta nella Sala Zuccari del Senato, emerge una trasformazione radicale del modo di fruire dei contenuti, in un quadro che vede i colossi dello streaming moltiplicare i propri abbonamenti e la televisione, sia pure con una fruizione sempre più in mobilità e solitaria, restare centrale. "Sotto la spinta dei giganti tecnologici, che operano su dimensioni di scala globali e in un regime di concorrenza a loro estremamente favorevole, si è innescata una grande corsa mondiale al "nuovo oro televisivo", con processi di concentrazione e alleanze trasversali senza precedenti - ha sottolineato il presidente di Auditel, Andrea Imperiali -. Favoriti dal lockdown nei Paesi industrializzati, i colossi dello streaming hanno visto crescere in maniera esponenziale gli abbonamenti e raggiunto capitalizzazioni di borsa vertiginose". I numeri parlano chiaro: le visualizzazioni dei contenuti tv sui device digitali sono aumentate del 63%, il tempo speso del 136%, e anche la pubblicità, in totale controtendenza rispetto al perimetro tradizionale, è cresciuta del 53%. Salta all'occhio anche la crescita esponenziale degli schermi, diventati ormai oltre 112 milioni, e sempre più connessi. La prospettiva è di una crescita sempre più marcata dello streaming: l'aumento stimato è del 30% su base annua per i prossimi quattro anni, arrivando a costituire a regime il 76% dell'intero traffico dati da mobile. Insomma, un quadro in profonda trasformazione che pone sfide di rilievo a partire dal prossimo passaggio al nuovo standard digitale. Il quadro normativo è in profonda evoluzione, soprattutto a livello europeo, per tentare di bilanciare lo strapotere dei colossi del web. "Il Pnrr è un'occasione unica - ha detto la sottosegretaria allo Sviluppo Economico, Anna Ascani -, per promuovere la digitalizzazione del paese", attraverso interventi che assicureranno la diffusione della banda ultralarga, con il piano Italia 5G. "Neutralità tecnologica - ha aggiunto -, non può essere indifferenza tecnologica. Per questo stiamo lavorando al piano voucher per la connettività". Il sottosegretario all'Editoria, Giuseppe Moles, ricordando che la tecnologia evolve molto più rapidamente delle norme, ha assicurato che il Dipartimento sta lavorando "al recepimento della Direttiva Copyright, soprattutto degli art.15 e 17 per garantire il diritto di accesso ai contenuti per tutti i cittadini". Il presidente della commissione di Vigilanza, Alberto Barachini, ha posto l'accento sulla necessità che la Rai punti sullo sviluppo digitale con un approccio organico, ancor più di quanto fatto finora. "La Rai deve tornare ad essere un modello", ha affermato, stigmatizzando "i cali reputazionali" dovuti a casi come quello del Primo Maggio, e spiegando che nell'ambito della riforma della Rai è necessario ragionare su una limitazione delle esternalizzazioni per garantire un controllo editoriale sulle produzioni. E' intervenuto nel corso della relazione annuale anche il presidente Agcom, Giacomo Lasorella, sottolineando la necessità di "garantire un accesso alla rete quanto più ampio possibile" e di "porre l'utente al centro della scena mediatica". "Tra i media si è creata una complementarietà, basta vedere cosa accade tra i social e la tv", ha aggiunto, spiegando che "il legislatore e il regolatore sono un po' indietro" in questo settore, ma il recepimento della direttiva Smav rappresenterà un passo avanti, anche per anticipare alcuni meccanismi. "Occorre un ripensamento complessivo del sistema", ha detto, sottolineando che "la sfida è verso una maggiore responsabilizzazione delle piattaforme".