(ANSA) - ROMA, 30 NOV - Il 72% delle famiglie con bimbi fino
a 2 anni ammette di utilizzare social e chat durante i pasti dei
propri figli, mentre il 26% lascia che i bambini utilizzino i
dispositivi in completa autonomia. E' il dato che emerge da una
ricerca condotta dalle associazioni di pediatri ACP, FIMP e SIP
in collaborazione con Fondazione Carolina e Meta-Facebook per il
progetto 'Connessioni delicate'.
Un pool di medici pediatri volontari ha coinvolto circa 800
famiglie a livello nazionale con un questionario anonimo sulle
abitudini e i comportamenti online. Ne risulta scarsa
consapevolezza da parte delle famiglie e una condizione di
solitudine nei bambini: il 26% dei genitori permette che i
propri figli utilizzino i device in autonomia tra 0 e 2 anni,
percentuale che sale al 62% per la fascia 3-5 anni, all'82% a
nella fascia 6-10 anni e al 95% tra gli 11 e i 15 anni. "In uno
statement pubblicato nel 2018 sulla rivista Italian Journal of
Pediatrics la SIP ha messo in luce i rischi per la salute
psicofisica di un uso precoce, prolungato e non mediato dagli
adulti, dei media device nei bambini da 0 a 8 anni. Sono state
rilevate interferenze negative sul sonno, sulla vista,
sull'apparato muscolo-scheletrico, sull'apprendimento e persino
sullo sviluppo cognitivo", dichiara la Presidente SIP, Annamaria
Staiano. Da qui la raccomandazione di evitare smartphone e
tablet prima dei due anni, limitare l'uso a massimo 1 ora al
giorno tra 2 e 5 anni e al massimo a 2 per quelli di età
compresa tra 5 e 8 anni. "La diminuzione dell'attenzione delle
madri ai segnali di suo figlio a causa dell'uso dello
smartphone, può avere ricadute negative sulle traiettorie
neuroevolutive del bambino", aggiunge Antonio D'Avino,
presidente FIMP. "I genitori di oggi, di fronte a queste
problematiche complesse, devono essere supportati nell'assumere
posizioni educative più appropriate", commenta Stefania Manetti,
Presidente ACP. "La sicurezza dei minori online non è solo una
questione tecnologica, ma interessa la salute delle nuove
generazioni", conclude Ivano Zoppi, Segretario generale di
Fondazione Carolina. (ANSA).