"Twitter ha un sistema gerarchico feudale. Si distingue dagli altri social network perché crea rapporti non in linea con la cultura partecipativa della rete. Dovrebbe rigenerarsi ma senza rinunciare alla caratteristica dei 140 caratteri". E' questo il parere di Massimo Arcangeli, linguista, critico letterario e sociologo della comunicazione, in occasione dei dieci anni di vita del microblog. In questi giorni è in uscita per Castelvecchi il suo saggio 'Breve storia di Twitter' e sta anche lavorando ad un "Dizionario del Renzese" che dovrebbe essere pronto per Natale.
"Twitter è monodirezionale e rigido. Posso avere 200mila follower ma decidere di non seguire nessuno. E' singolare un social network che opera con questa logica piramidale, ha richiamato alla mia mente il sistema gerarchico feudale - spiega Arcangeli, che insegna all'Università di Cagliari e collabora con la Società Dante Alighieri e l'Istituto dell'Enciclopedia italiana -. Un sistema come questo ad un certo punto si blocca e non funziona più anche perché è spietata la concorrenza degli altri social come Instagram e delle chat come Snapchat e Messenger".
Twitter è in un momento di stallo e, spiega il linguista, "dovrebbe rigenerarsi senza abbandonare il suo tratto distintivo dei 140 caratteri", come di recente si è vociferato. "Dovrebbe invece ricorrere ad una maggiore flessibilità - aggiunge - e anche ad una simbolizzazione non più secca. Facebook, ad esempio, ha da poco inserito diverse icone che vanno oltre il 'Mi piace'. Anche Twitter dovrebbe aprirsi a più sfumature". Arcangeli rivela, inoltre, che il simbolo della chiocciola risale al Medioevo, "è stato visto in alcune transazioni commerciali" mentre il cancelletto è stato usato per la prima volta dall'uomo di Neanderthal, "una riproduzione archetipica è stata rintracciata in una grotta marina a Gibilterra".
Tra i meriti di Twitter, secondo il linguista, quello di creare neologismi (twittare, twitterini, cinguettii), esperimenti di letteratura (come riassumere i classici in 140 caratteri) aumentare la nostra capacità espressiva in poco spazio ed essere una grossa opportunità per media e politica. "Ma in Italia - osserva Massimo Arcangeli - siamo lontani dalla politica 2.0 e dal modello integrato e smaliziato di Obama. L'unico abile per incisività e rapidità è Matteo Renzi. Con i miei studenti stiamo lavorando da un anno ad un 'Dizionario del Renzese' valutando tutti ciò che produce nella comunicazione. Dalle parole singole, agli hashtag, anche alla comunicazione attraverso gli abiti. E' strabiliante nella sua semplicità, ma nulla è lasciato al caso".