Un gruppo di legislatori democratici statunitensi ha chiesto a Google di interrompere la raccolta di dati sulla posizione degli smartphone che potrebbero essere utilizzati per identificare le donne che hanno abortito. La mossa arriva dopo i timori che la Corte Suprema degli Stati Uniti stia considerando di ribaltare una sentenza storica del 1973 che garantisce l'accesso all'aborto a livello nazionale.
"Siamo preoccupati che, in un mondo in cui l'aborto potrebbe essere reso illegale, l'attuale pratica di Google di raccogliere e conservare ampi archivi di dati sulla posizione dei telefoni cellulari consentirà di diventare uno strumento per gli estremisti di estrema destra che cercano di reprimere le persone che cercano assistenza sanitaria", si legge nella lettera firmata dai senatori Elizabeth Warren e Bernie Sanders insieme alla deputata Alexandria Ocasio-Cortez e altri 40 legislatori, e diretta al Ceo di Google, Sundar Pichai.
I firmatari ricordano che Google ha ricevuto 11.554 domande di accesso ai dati georeferenziati nel 2020, una "pratica" che, a seguito del crescente dibattito sull'aborto negli Stati Uniti, potrebbe aumentare ulteriormente, arrivando a concedere le posizioni approssimative degli utenti in un determinato momento. La lettera distingue anche l'operato dei due principali colossi americani, Google ed Apple. "Apple ha dimostrato che non è necessario che le aziende di smartphone conservino database di tracciamento invasivi delle posizioni dei loro clienti. La scelta intenzionale di Google in tal senso sta creando un nuovo divario digitale, in cui la privacy e la sicurezza sono diventate un lusso". La scorsa settimana, 16 democratici Usa hanno inviato una lettera al presidente della Federal Trade Commission, Lina Khan, esortando l'agenzia a proteggere la privacy di coloro che cercano assistenza sanitaria per l'aborto.