Oltre venti anni - era l'11 luglio del 1995 - l'Europa visse una delle pagine piu' nere della sua storia recente: nell'estate del 1995 le truppe serbo-bosniache agli ordini del generale Ratko Mladic irruppero nella cittadina di Srebrenica, assediata da tre anni, e in pochi giorni massacrarono piu' di 8 mila musulmani - 8.372 la cifra ufficiale - per lo piu' uomini e ragazzi. Oltre agli abitanti, a Srebrenica c'erano anche i profughi che in tre anni di guerra si erano a loro volta rifugiati, scacciati dalle citta' e dai villaggi vicini, in quella che le Nazioni Unite avevano dichiarato 'zona protetta': in tutto 40.000 persone.
Il giorno precedente la caduta, il 10 luglio, a causa dei bombardamenti, circa diecimila musulmani, per lo piu' donne, vecchi e bambini, cercarono rifugio a Potocari, nella base dei caschi blu olandesi, mentre circa 15 mila uomini di tutte le eta' si incamminarono attraverso i boschi in direzione di Tuzla, sotto il controllo delle forze governative. Alcuni erano civili, altri militari, dei quali solo un terzo armati. La Nato comincio' a bombardare i carri armati serbi che avanzavano verso la citta', ma dopo che i serbi, che gia' tenevano in ostaggio 300 caschi blu francesi e britannici, minacciarono di attaccare i soldati dell'Onu olandesi, i bombardamenti cessarono.
L'11 luglio Ratko Mladic entro' in una Srebrenica deserta; nel mentre verso sera a Potocari c'erano gia' 20-25 mila rifugiati. Alcune migliaia riuscirono a entrare nel recinto della base olandese, altri si accamparono fuori. Il 12 luglio i soldati di Mladic cominciarono a dividere gli uomini, tra i 15 e i 65 anni, da donne, bambini e anziani. Gli uomini vennero uccisi sul posto o portati in varie strutture nell'area di Bratunac. Oltre 23 mila donne, bambini piccoli e anziani vennero invece deportati con dei pullman e camion verso Tuzla entro la sera del 13 luglio. Quello stesso giorno i caschi blu olandesi costrinsero i rifugiati a lasciare la base consegnandoli praticamente nelle mani dei carnefici. Fra il 12 e il 23 luglio una parte degli uomini e ragazzi che si erano avviati verso Tuzla attraverso i boschi vennero uccisi in imboscate, decimati dai bombardamenti, si arresero e furono fatti prigionieri in varie localita'. Si stima che nel pomeriggio del 13 luglio oltre sei mila musulmani vennero fatti prigionieri.
Le prime esecuzioni di massa cominciarono nel pomeriggio del 13 con la fucilazione di 150 musulmani a Cerska, e si conclusero il 16 luglio, quando cominciarono gli scavi delle fosse comuni. Un mese e mezzo dopo, militari e poliziotti serbo-bosniaci, per occultare le prove del massacro, riesumarono e riseppellirono i corpi delle vittime in altre localita' della zona. Fino ad oggi sono state aperte 93 fosse comuni, contenenti ossa dalle quali si sono ottenuti 7.033 profili Dna: comparati con i campioni dei congiunti sopravvissuti hanno permesso l'identificazione di 6.930 vittime. Per il genocidio di Srebrenica sono state finora incriminate per crimini di guerra 70 persone: 20 dal Tribunale internazionale dell'Aja (Tpi) e 50 dal tribunale di Sarajevo. Tredici imputati, tra cui tre comandanti militari serbi, sono stati condannati all'ergastolo.