In fuga da Mariupol, la Turchia offre le navi
Nuovo tentativo di evacuazione, città resta nel mirino di Putin
Mariupol è allo stremo, e la Russia non sembra voler allentare il cappio che ha stretto attorno alla città assediata e bombardata da 4 settimane. Ancora 160.000 persone sono intrappolate nel porto sul mar d'Azov, su cui le forze di Mosca si sono accanite più che altrove, e dove almeno 5.000 persone sono morte in 37 giorni di guerra, come ha confermato il presidente Volodymyr Zelensky in un'intervista a Fox news. Il leader ucraino ha assicurando che ieri le evacuazioni hanno funzionato alla spicciolata, riuscendo comunque a portare in salvo oltre 6.200 persone, di cui 3.071 abitanti di Mariupol che in un modo o nell'altro erano riusciti a raggiungere la vicina Berdyansk. Ma, di fronte a questa impasse umanitaria, la Turchia ha annunciato di essere pronta a fornire navi per l'evacuazione di civili e feriti dal mare. "Ci stiamo coordinando con le autorità della Federazione Russa e dell'Ucraina", ha affermato il ministro della Difesa turco Hulusi Akar, sottolineando la necessità di un cessate il fuoco immediato e di un funzionamento sicuro dei corridoi di evacuazione. Stamani la vicepremier ucraina, Iryna Vereshchuk, ha annunciato 7 nuovi corridoi umanitari nell'area, tra cui un nuovo tentativo di evacuare i civili da Mariupol verso Zaporizhzhia con auto private. Anche la Croce Rossa internazionale - che ieri era stata costretta a rinunciare a entrare in città con 54 bus - oggi è ripartita alla volta della città, sperando che il consenso all'operazione assicurato da Mosca venga rispettato per poter portare via i civili in sicurezza, senza dover temere gli umori dei russi ai checkpoint o la roulette dell'artiglieria. Il sindaco di Mariupol, Vadym Boychenko, ha intanto denunciato che quasi 40.000 persone sono state deportate dai russi a Donetsk o in Russia. "Sfortunatamente, sappiamo che i genitori sono stati separati dai loro figli. 17 bambini hanno lasciato l'ospedale, non so in quale direzione, mentre i genitori sono stati evacuati a Zaporozhzhia", ha raccontato. Ma il conteggio, ha sottolineato, è molto difficile perché i militari russi confiscano i documenti agli ucraini che poi spariscono nel nulla. Mariupol resta nel mirino di Vladimir Putin, che intende liberare un corridoio terrestre che dal Donbass porti dritto alla Crimea. Kiev si aspetta infatti ancora "pesanti battaglie" nelle regioni orientali e meridionali del Paese. "La rapida ritirata" delle forze russe dalle zone attorno alla capitale non è altro che un cambio di "piorità tattica" per concentrarsi nel sud e nell'est, ha avvertito anche il consigliere del presidente e negoziatore ucraino, Mykhaylo Podolyak. Al centro di questa traiettoria c'è ancora Mariupol, o quel che ne resta: sono ancora in piedi circa il 20% degli edifici, secondo fonti ucraine, e un terzo della sua popolazione ridotta alla fame.