dell'inviato Enzo La Penna
- Percorre a passo incerto la navata, si avvicina all'altare fissando la foto di Melania che sorride come accadeva nei giorni lieti. L'immagine e' collocata accanto alla bara di legno chiaro che ora lui abbraccia mentre in ginocchio sussurra come una preghiera il nome della moglie. Sono tutti per lui gli occhi di quanti attendono in chiesa - parenti, amici, autorita' locali, compaesani e anche tanti curiosi richiamati dall'evento mediatico - per partecipare ai funerali di Melania Rea, la 29enne uccisa in un bosco del Teramano il 18 aprile scorso. Salvatore Parolisi e' il marito affranto dal dolore inestinguibile di chi ha perso una donna bella e innamorata, madre della sua Vittoria di appena 18 mesi.
Ma e' anche l'uomo che ha ammesso di averla tradita con una soldatessa del suo Reggimento ed e', inutile nasconderlo, soprattutto il principale, o meglio l'unico finora, sospettato del delitto nonostante non vi sia alcuna contestazione formale da parte dei magistrati. E' proprio il contrasto tra le due immagini inconciliabili in una stessa persona, quella dell'uomo al quale hanno ucciso la moglie e quella del presunto assassino, l'aspetto che colora di una luce surreale questi funerali, celebrati nell'affollatissima chiesa seicentesca di Santa Maria del Pozzo, la stessa dove Melania fece la prima comunione e si sposo' esattamente tre anni fa. I giornalisti (non i fotografi e operatori televisivi che sono rimasti fuori per volere dei familiari) e non soltanto loro cercano dunque di cogliere in ogni atto, ogni sia pur minima espressione del volto, qualche cenno che possa indicare quale dei due Salvatore sia quello vero.
A tanti appare autentico il dolore del caporalmaggiore quando lo si vede barcollare avviandosi al termine della messa verso l'uscita, sorretto dal fratello e dalla sorella, mentre la bara viene portata a braccio da Michele, fratello di Melania, e da altri parenti della moglie. C'e' chi invece coglie una sensazione di gelo tra Salvatore e i familiari di Melania, seduti in prima fila ma sui banchi opposti che fissano la bara senza incrociare mai gli sguardi. E qualcuno cerca di interpretare come il segno di una di presa di distanze tra i familiari di Melania (che si sono sempre detti convinti dell'innocenza) e Salvatore Parolisi qualche frase del discorso letto sull'altare da un cugino della vittima, che e' intervenuto su delega del padre della donna uccisa, Gennaro Rea. Parla di ''un vuoto incolmabile, si cercano - dice - risposte a tanti perche'. Melania e' stata portata via da un destino crudele che l'ha strappata con violenza inaudita ai suoi affetti. Niente sara' piu' come prima. La speranza e' che continui a vegliare su chi l'ha amata a cominciare dalla figlia che continuera' a vegliare dall'alto''. Anche Michele interviene dall'altare, limitandosi a ringraziare di cuore tutti quelli sono stati vicini in questo momento terribile.
Nell'omelia di monsignor Pasquale D'Onofrio, che ha commentato un passo del vangelo di Giovanni, ha ricordato la figura di Melania, la sua fede convinta, ma nessun accenno all'episodio criminale che le ha stroncato la vita. Sul sagrato della chiesa tantissimi fiori: ci sono le corone del 135/o Reggimento Piceno (11 militari erano oggi in chiesa per abbracciare il caporalmaggiore), quelle dei Comuni di Folignano e di Somma Vesuviana, dei numerosi amici. Un cuscino dove campeggiavano cinque girasoli e' stato l'omaggio di ''Salvatore e la figlia Vittoria''. Poco piu' tardi al cimitero, dove Melania e' stata seppellita nella cappella di famiglia, un necroforo e' rimasto ferito dalla caduta di un marmo. Salvatore ha avuto un lieve collasso al momento della sepoltura. ''Alzo gli occhi al cielo e vedo troppi angeli, Yara, Sara, Melania, due bambine, una giovane mamma senza un perché'', ha scritto su un foglietto Loredana, una ragazza di Somma Vesuviana.