di Giorgiana Cristalli
OSLO - La Halden Prison, dove dovrebbe essere rinchiuso Anders Behring Breivik, è un carcere di massima sicurezza ma somiglia molto a un albergo a cinque stelle, con ogni genere di comfort, molto distante dalle immagini delle celle degli istituti penitenziari a cui siamo abituati. Il carcere di lusso norvegese è situato in un posto isolato, puo' ospitare 250 detenuti ed è dotato, tra le altre cose, di bagni privati, tv a schermo piatto e addirittura finestre senza sbarre.
Il sistema penale della Norvegia, con le sue prigioni moderne e confortevoli, suscita spesso lo stupore di Paesi piu'repressivi, eppure registra tassi di recidivita' e di criminalita' inferiori alla media europea. I morti degli attacchi di venerdi' corrispondono a tre volte la media annuale di omicidi nel Paese scandinavo.
Abolita per i crimini ordinari nel 1902, la pena di morte e'stata definitivamente abrogata in Norvegia nel 1979. L'ultima esecuzione risale al 1948, tre anni dopo quella di Vidkun Quisling, capo del governo collaborazionista (1942-1945) sotto l'occupazione nazista, fucilato per alto tradimento.
In Norvegia la massima pena detentiva e' di 21 anni. Il sistema carcerario e' tradizionalmente il piu' confortevole del mondo. Ma anche in un paese come questo, che punta sulla riabilitazione piu' che sull'espiazione della colpa, l'idea che Breivik - che ha ucciso 76 persone - possa uscire quando avra' appena 53 anni e' inaccettabile. Cosi' il procuratore di Oslo incaricato del caso, Christian Hatlo, punta su un capo d'accusa che possa consentire di infliggere 30 anni di prigione: crimini contro l'umanita', reato introdotto nel 2008 nel codice penale norvegese. Ipotesi che e' comunque considerata giuridicamente discutibile. Si profila quindi una battaglia in punta di diritto nelle prossime settimane.
Da una parte il difensore, che insieme alla polizia dovra' scegliera' i periti che dovranno decidere se Breivik era lucido e consapevole quando ha preparato per 9 anni la sua operazione. Dall'altra la procura, che dovra' dimostrare che le stragi di venerdi' scorso non sono stati ''solo'' atti di terrorismo, come sono stati presentati nell'udienza preliminare e che comunque hanno consentito al giudice per la carcerazione preventiva di infliggere otto settimane (di cui quattro in isolamento), il doppio di quanto normalmente ammesso.