dell'inviato Claudio Accogli
I combattenti ribelli di Zintan, Jadu, Misurata, divenuti celebri per le sconfitte inflitte ai fedelissimi di Muammar Gheddafi nell'avanzata verso Tripoli, hanno scelto uno dei resort piu' esclusivi del Paese per piazzare le tende. E' il ''Regata'', una delle tante perle del regime in cui i libici non avevano mai messo piede. La conquista del ''Regata'' e' un vero e proprio schiaffo alla famiglia Gheddafi: in questa esclusiva struttura sulla costa occidentale della capitale i pezzi grossi del regime e i figli del rais erano soliti ospitare i propri amici.
Largo spazio dunque agli ingegneri delle compagnie straniere, in particolare quelle petrolifere. Gli unici a non poter avere accesso erano i cittadini comuni. Le splendide ville con tre camere da letto, enormi salotti, immerse nel verde rigoglioso a due passi dal mare, che qui abbraccia tutte le tonalita' del blu, sono ora diventate il covo degli irriducibili ribelli che dal Jebel Nafusa, le montagne sudoccidentali, hanno lanciato l'assalto decisivo al rais, segnando una svolta storica e decisiva nella guerra civile scoppiata a febbraio. Al ''Regata'' il lusso e' sfrenato, e perlopiu' targato Made in Italy.
Una banda di ragazzini del quartiere ha messo in piedi una vera e propria gang per trafugare i tesori degli amici di Gheddafi: per recuperare la refurtiva, gli Shabab sono stati costretti a utilizzare tre pullmini, da cui sono spuntati televisori Lcd, computer, scarpe, vestiti, sci d'acqua, telecamere subacquee. La razzia era solo parziale: gli armadi pullulano di scarpe italiane, giacche, mentre nelle cucine ci sono casse di pacchi di pasta, spezie acquistate a Roma in celebri negozi del centro, dvd di ogni genere. In altri appartamenti non mancano le borse da golf, i libri, riserve di bacchette cinesi. E poi foto di laurea, feste, famiglie raccolte attorno al tavolo per pranzi di altri tempi. Anche nei frigoriferi tanto cibo, soprattutto italiano. Molti sembrano esser stati costretti a finire la vacanza in anticipo, forse fino a qualche settimana fa si godevano il sole al tramonto dalle terrazze con vista mozzafiato. Una delle ville in particolare desta l'attenzione dei mille soldati accampati: e' quella di Khaweldi ElHamidi, responsabile per l'agricoltura, ma soprattutto membro del Consiglio della Rivoluzione, composto originariamente dai 12 colonnelli arrivati al potere 42 anni fa. Si tratta in realta' del numero due del regime, anche se in molti sottolineano che in Libia esisteva solo un numero: il numero uno di Muammar Gheddafi.
In una foto e' ritratto con il figlio Kalid, comandante dell'omonima Brigata Khaweldi ElHamidi, tristemente nota per aver partecipato alla repressione della rivolta a Zawiah, accompagnata dai carri della 32/a, la Brigata di Khamis Gheddafi. Finito nella lista nera della Nato, e' stato ferito. Di lui non si sa piu' nulla. La villetta emana un profumo inebriante, che si sparge nell'aria e attira l'attenzione: cosa ci sara' in quelle quattro mura? Aperta la porta, gli occhi si spalancano: decine di vestiti da donna, scarpe, profumi, creme per la pelle, vetrine per gioielli. E' un tripudio di profumi e colori. Poco piu' avanti si stagliano le ville dei figli del capo, immerse in prati all'inglese che in Libia non ti aspetti. Due passi e poi il mare, cristallino, incastonato nelle baie della costa, riservate e altrettanto incantevoli, circondate da palme e fiori. Sembra passato un secolo: oggi, sotto il sole cocente, provati dal Ramadan e dalle battaglie delle ultime settimane, i Tuwar (rivoluzionari) delle montagne si concedono un bagno al mare, galleggiando sulle tavole da surf trovate nelle ville. La guerra e' lontana, almeno per qualche minuto.