REPORTAGE DI CLAUDIO ACCOGLI
Bani Walid e Sirte, ultimi bastioni del regime, si avvicinano alla resa e la fine della guerra in Libia sembra piu' vicina che mai. Notizie non confermate vedrebbero poi i figli di Muammar Gheddafi, Saif al-Islam e Saadi, in fuga precipitosa dal Paese verso sud, ovvero verso l'alleato Niger o il Burkina Faso, mentre il rais, secondo i ribelli, sarebbe impossibilitato a spostarsi perche' malato, e dunque asserragliato in un bunker in mezzo al deserto o addirittura a Tripoli, secondo altre fonti, in attesa della fine.
Gia' a dicembre, con la pubblicazione del cablegate da parte di Wikileaks, erano emerse le perplessita' americane sullo stato di salute del colonnello, che ora, secondo i ribelli, avrebbe avuto un ictus. Intanto, l'accerchiamento di Bani Walid e' stato oramai completato e i Tuwar, aiutati ancora una volta dai decisivi raid della Nato, hanno sbaragliato le postazioni nemiche, nascoste nelle numerose cave che caratterizzano la zona desertica a sud di Misurata. ''Stiamo trattando la resa degli ufficiali del regime che si trovano a Bani Walid'', afferma una fonte militare. ''Vorrebbero l'immunita', ma noi non possiamo consentirla per chi si e' macchiato di crimini contro l'umanita'''. I ribelli vogliono che siano processati dai tribunali libici. Bani Walid e' una delle citta' che ha sfornato l'elite dell'esercito di Gheddafi: sarebbero migliaia i comandanti e gli ufficiali, oltre ai soldati semplici, che hanno combattuto i ribelli in questi mesi. Ma c'e' anche altro: oltre un secolo fa, il comandante militare di coloro che si opponevano all'occupazione italiana, Ramandan Asswehly, venne attirato in una trappola da Abdannbe Belkher, responsabile delle forze ribelli a Bani Walid e quindi anche lui ufficialmente contro gli italiani. Ma Belkher aveva segretamente stretto un patto con Rodolfo Graziani per consegnargli il capo ribelle.
E la morte di Asswehly brucia ancora, ''la storia si ripete'', sostengono tanti Tuwar. Anche se sembra preistoria, la vicenda risale agli anni Venti del secolo scorso, la morte di Asswehly brucia ancora, da entrambe le parti, ed e' stato uno degli argomenti principali utilizzati da Gheddafi per fomentare la divisione tra le due citta'. Per questa ragione, tra le altre, non saranno i soldati di Misurata a entrare a Bani Walid, ma i ribelli della citta' che hanno partecipato alla conquista di Zawiah prima e Tripoli poi. I negoziati sono frenetici, e i ribelli attendono impazienti sotto le tende l'ordine per attaccare o per entrare pacificamente in citta'. Alcuni giocano a scacchi, altri si rimpinzano con il rancio che puntualmente offre prelibatezze inaspettate.
Anche a Sirte sarebbe prossima la conclusione di un accordo per evitare spargimenti di sangue: i ribelli hanno chiesto e ottenuto la consegna delle armi da parte dei civili. Resta da capire cosa faranno le milizie del rais che ancora si annidano in citta'. Girando tra le dune del deserto pero' la scena e' simile a quella vista nei dintorni di Tripoli: le basi della 32/a Brigata, quella guidata da Khamis Gheddafi, fiore all'occhiello della potenza bellica del regime, sono state sbriciolate dagli aerei della Nato. I militari sono stati costretti a fughe precipitose, e hanno lasciato alle proprie spalle interi arsenali, compreso un missile Scud intatto che fa bella mostra di se' nel deserto a poca distanza da Bani Walid. I soldati di Gheddafi hanno abbandonato le uniformi, i documenti, e sarebbero tornati a casa, ''in abiti civili, molti travestiti da donne'', sostengono i ribelli non senza ironia. Da 48 ore le armi tacciono, il mistero sulla sorte del rais tiene ancora i suoi sostenitori con il fiato sospeso, ma anche loro, oramai, fanno la fila alle bancarelle per comprare i simboli della rivoluzione e della nuova Libia