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  3. FOTOREPORTAGE: Leptis Magna e' salva, ma chiede aiuto
12 ottobre, 13:06 Photostory Primopiano

FOTOREPORTAGE: Leptis Magna e' salva, ma chiede aiuto

© ANSA/EPA
A Leptis Magna, l'antica citta' romana fiore all'occhiello dell'archeologia del regime libico, gli insorti devono fare i conti con anni di incuria, mala gestione e disinteresse. © Ansa

(dell'inviato Claudio Accogli - foto Circo Fusco)

LEPTIS MAGNA (HOMS, LIBIA) - Circa 150 km piu' a sud i ribelli danno battaglia agli ultimi irriducibili del regime di Muammar Gheddafi, mentre a Leptis Magna, l'antica citta' romana fiore all'occhiello dell'archeologia del regime, gli insorti devono fare i conti con anni di incuria, mala gestione e disinteresse. Nel sito si entra agevolmente da un cancello aperto e senza custode: tra le rovine immense, per bellezza e ampiezza, spuntano ovunque erbacce, plastica, rottami di ogni genere, resti animali. Poco piu' in la', dove si staglia quel mare blu intenso tipico della costa occidentale libica, i ragazzini pescano, in acque che ci assicurano sono ricche di pesce. Fino ad aprile, i giornalisti stranieri accreditati dal regime, ospitati nella prigione d'oro dell'hotel Rixos di Tripoli venivano scortati qui, per dimostrare che il regime era forte e rimaneva in piedi.

In realta', come hanno capito in tanti all'epoca, era solo un riempitivo per evitare che i cronisti girassero in citta', o peggio nelle periferie, dove avrebbero raccolto le urla di dissenso contro Gheddafi e la sua famiglia. Anche qui, racconta Ahmed Almhtub direttore del dipartimento di Leptis Magna, si e' combattuto: a Homs, che dista meno di tre chilometri, 'ci e' bastata una notte per cacciarli via. I soldati di Gheddafi non hanno coraggio. Due Thuwar sono morti, ma all'alba la battaglia era finita, e loro erano scappati'. Gia' da settimane Ahmed, come tutti gli abitanti di questa periferia di Homs che accoglie i resti della citta' romana, avevano deciso di monitorare e controllare il sito: 'Ci teniamo molto. E' come il petrolio, vale tanto. Non solo per noi libici, ma per tutto il mondo'. Hanno messo i lucchetti sin da febbraio: 'da Natale non abbiamo piu' visto gli stranieri, soprattutto italiani, che lavoravano ai progetti per Leptis Magna. Abbiamo iniziato a preoccuparci. Poi e' scoppiata la rivolta, quindi e' stato deciso di costituire un comitato che controllasse'. Eppure, indisturbati e senza controlli, avevamo appena finito di girare il sito in solitaria. Ahemd sorride: 'Si', ma sapevamo che eravate li', vi controllavamo da lontano'. Nell'edificio della sovrintendenza spuntano pale e scope: 'Tra qualche giorno inizieremo a ripulire tutto, anche le strade di accesso. Ci vorra' del tempo per riaprire tutto, forse un anno'. Il problema 'e' che non ci sono mai stati i fondi: Gheddafi teneva tutto per se', i soldi degli incassi finivano nelle casse generale dello Stato. Non un dinaro per lo sviluppo di Homs, solo qualche spicciolo una volta l'anno o due per ripulire'. 'Vorrei fare un appello all'Italia: non e' vero che i soldati del rais hanno minato tutto. Abbiamo urgente bisogno che riprendano i progetti', dice a poca distanza dal cartello che annunciava i restauri in lingua italiana, con il patrocinio anche dell'Eni. 'Qui hanno lavorato quelli della Terza Universita' di Roma, quella di Messina di Catania', aggiunge Ahmed. Poi si ferma, si commuove: 'Non voglio ricordare uno in particolare, tutti quei professori e quelle persone gentili. Vi prego, italiani tornate qui, questo e' anche il vostro patrimonio'.

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