PERUGIA - Per Raffaele Sollecito e' arrivato il momento di togliere quel braccialetto con scritto il suo nome e quello della ex fidanzata ''liberi''. Un ''piccolo omaggio che vorrebbe fare alla Corte ed invece finisce nella borsa del suo difensore Giulia Bongiorno.
Raffaele, camicia scura aperta sul collo a jeans, e' il primo a prendere la parola. ''Scusate sono un po' teso, il momento' e' un po' critico'' spiega per giustificare l'emozione, aiutandosi con degli appunti. ''Quello che riusciro' a dire - afferma - e' niente rispetto a quanto vorrei. Vorrei riuscire a comunicare quanto sto soffrendo negli ultimi anni''.
''Non ho fatto del male a nessuno - sottolinea -, mai nella vita. Ho sempre pensato che si sarebbe chiarito tutto nel giro di poco. Cosi' non e' stato. Ho dovuto sopportare giorno per giorno, come se vivessi in un incubo dal quale pero' non esiste risveglio''.
Sollecito ricorda quindi di essere stato definito dall'accusa come ''il fidanzato di Amanda che uccide per niente, il signor nessuno'', come detto dai suoi avvocati. ''C'e' la Venere in pelliccia - prosegue - che lo plagia e gli da' ordini, qualcuno che lo veste dark o gli mette in mano una pietra o un coltello. Quello che e' successo in questo processo. Per questo signor nessuno viene chiesto il carcere a vita o addirittura la pena di morte''. Sollecito dice che pero' ''ogni giorno in carcere, alla fine di ogni giorno e' gia' una morte''. ''Ho sentito dire che avrei accusato Amanda - spiega Raffaele - ma e' completamente falso (riferendosi alla notte dell'arresto in questura - ndr). L'unica volonta' in quei verbali e' quella mia di Amanda di uscire dalla questura per andare a casa per trovare l'aiuto di qualcuno''.
Sollecito rivendica quindi di non conoscere Guede. ''Conosco meglio voi della Corte - dice -, almeno vi ho visto 15-20 volte''. ''Io e Amanda - prosegue - siamo in carcere di piu' di mille e 400 giorni trascorsi in uno spazio di due metri e mezzo per tre. Una situazione talmente drammatica in cui anche piccole cose hanno un'importanza fondamentale: una carezza, una parola di conforto, un abbraccio. Delle tenerezze che riescono per un momento a far dimenticare problemi che affrontandoli ogni giorno insormontabili''. Ricorda poi le difficolta' delle famiglie, quella di Amanda che ''viene da Seattle'' e la sua che ''ha fatto sacrifici immensi per affrontare questo processo''. Torna poi alla sera del primo novembre, quella dell'omicidio.
''Ero in una situazione bellissima - spiega - perche' da lei a pochissimi giorni avrei discusso la tesi di laurea. Avevo appena conosciuto Amanda Knox, una ragazza bella, solare, vivace e dolce. Eravamo liberi da impegni e volevamo solo passare una serata di tenerezza e coccole. Solo questo. Niente di piu'''. Pensa poi a un ''piccolo omaggio con scritto Amanda e Raffaele liberi, mai tolto e nel quale sono concentrate una serie di emozioni''. ''C' e' il desidero di liberta' - ribadisce - ma anche di affetto e tenerezza con Amanda. Penso sia arrivato il momento di toglierlo perche' rappresenta in qualche modo il passato mentre spero che per me e Amanda ci siano nuove speranze per un nuovo futuro''.