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04 ottobre, 19:02 Photostory Primopiano

Meredith: famiglia Kercher, fiducia nella giustizia italiana

Fratello: chi la ucciso insieme a Guede? Madre: Mez non tornera'

© ANSA
I familiari di Meredith © Ansa

di Claudio Sebastiani

PERUGIA - ''Chi ha ucciso Meredith insieme a Rudy Guede?'': e' la domanda che la famiglia Kercher si pone all'indomani dell'assoluzione di Raffaele Sollecito e di Amanda Knox dall'accusa di essere responsabili di quel delitto in concorso con l'ivoriano. Perche ''non si puo' parlare di perdono se non si sa chi e' stato''. I familiari di Meredith Kercher lo dicono incontrando i giornalisti italiani e stranieri in un albergo di Perugia. Prima di tornare a casa a Londra. Ieri sera Arline, Lyle e Stephanie Kercher, costantemente assistiti dal personale del consolato inglese, erano in aula alla lettura della sentenza della Corte d'assise d'appello di Perugia, accanto agli avvocati Francesco Maresca e Serena Perna che li hanno rappresentati come parte civile. Composti come al solito, ma questa volta con i volti stupiti, sbigottiti, non solo segnati dall'emozione e dal dolore, dopo avere compreso che i due ex fidanzati erano stati assolti dall'accusa di avere ucciso la loro congiunta.

''Comunque mia figlia non tornera' a casa - sottolinea Arline con disarmante semplicita' - e questo e' il peggiore degli incubi per qualsiasi madre. Lei e' stata uccisa in camera sua, accanto al letto. Dove avrebbe dovuto essere piu' sicura''. Lyle conferma comunque la fiducia della famiglia nel sistema giudiziario italiano. ''L'interrogativo che ci poniamo - aggiunge - e' pero' chi solo le altre o l'altra persona responsabile insieme a Guede (condannato definitivamente a 16 anni di reclusione - ndr). A noi non interessa vedere degli innocenti in carcere. Sollecito e la Knox o chiunque non si dimostri responsabile dell'omicidio''. Piu' aspro il commento di John Kercher, il padre di Meredith rimasto a Londra, per il quale il verdetto e' stato ''grottesco''. Per lui l'assoluzione di Knox e Sollecito in appello ''vanifica il processo originale''. ''Avremmo capito una riduzione di pena - sottolinea John Kercher -, ma liberarli?''. La famiglia di Mez e' comunque grata al popolo italiano per la vicinanza, ''dimostrata anche da gente di altre parti del mondo''. ''Qualcuno - aggiunge - ha cercato di creare una divisione tra Usa, Inghilterra e Italia ma non ha senso. Quello che e' successo qui puo' capitare nel sistema giudiziario di qualsiasi Paese''. I Kercher spiegano quindi di ''non capire'' i motivi di una sentenza ''rovesciata'' rispetto al primo grado. Ad Arline poi ''non interessa se Amanda fa lo show''.

''Non c' e' niente di personale - aggiunge - e non la riteniamo colpevole a prescindere''. ''Non ci eravamo detti felici dopo la sentenza di primo grado - aggiungono i Kercher - e non lo siamo oggi''. Per Lyle Kercher ''l'unica possibilita' di conforto e' dalla verita'''. ''Che la giustizia italiana speriamo riesca a fare emergere'' ribadisce. L'avvocato Maresca torna invece a sottolineare ''l'enorme pressione dei media sul processo''. ''Non c' era alcuna fondazione e nessuna associazione - prosegue - per sostenere Meredith. Se tutto questo abbia inciso o meno sulla sentenza non sta a me dirlo''. L'assoluzione di Sollecito e della Knox ha tra l'altro annullato il risarcimento disposto in primo grado e comunque mai incassato. Poi la famiglia Kercher riparte per Londra. La stessa citta' dove proprio oggi Amanda Knox ha fatto tappa nel suo viaggio verso Seattle.

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