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Trentasei chilometri di cime, 23 vele e manovre rigorosamente manuali. Per poter operare sull'Amerigo Vespucci servono anni di esperienza, qualità marinaresche di alto profilo e una grande passione, quella per una nave di 93 anni simbolo di un Paese intero che ha bisogno di manutenzione e cura costanti.
Uno degli elementi cardine della nave scuola della Marina Militare è il nostromo, una figura 'mitologica' capace di comunicare attraverso i fischi e districarsi tra termini marinareschi che nulla hanno a che fare con il loro significato originale. La pazienza o la caviglia, il padre o la ballerina.
Per contribuire ad avere una nave sempre impeccabile, occorre molta manutenzione, soprattutto quando si ha a che fare con un'imbarcazione nata nel 1931 e che, ancora oggi, mantiene il fascino di quasi 100 anni fa. Ma, per scaramanzia, solo un oggetto non viene mai lucidato dal momento della partenza fino allo sbarco. Una tradizione che viene rispettata anche dall'equipaggio. "Vengono lucidati quotidianamente tutti gli ottoni tranne uno - racconta il nostromo, il maresciallo Luca Zanetti -: la campana di prora. Si tratta di una tradizione, una sorta di porta fortuna. Si lucida il giorno prima della partenza di un'attività e si rilucida solo quando si arriva".
Sul Vespucci, racconta ancora il maresciallo, per 16 anni a bordo della nave, "c'è una storia in tutto quello che viene fatto. Si tramandano delle tradizioni soprattutto dal punto di vista marinaresco". "La particolarità di una nave come questa è che è ancora concepita come una nave di 93 anni fa - sottolinea -, quindi abbiamo le vele che sono in materiale naturale, la tela olona di canapa, così come tutte le manovre". Tutto, sulla nave, odora di legno e risplende sull'ottone. L'equipaggio vernicia ogni istante ogni singolo dettaglio perché, una volta arrivati in porto, tutti possano ammirare l'estetica di uno degli ultimi velieri che solcano ancora il mare. "A bordo del Vespucci abbiamo 36 chilometri di cime - aggiunge Zanetti -, il più grande addestramento che c'è da fare è quello di capire dove si trovano tutte le manovre, in modo che anche di notte si possa sapere dove posizionarsi per prendere le manovre". Le vele, invece, "sono 23, per una superficie totale di 2.600 metri quadri". "Per imparare ad avere dei ruoli importanti a bordo ci servono anni, anche una decina - continua il maresciallo della Marina Militare -. Il capo alberata, che è quella che più di tutti si occupa delle manovre, ha almeno 10 anni di imbarco. Si parte dal lucidare l'ottone fino ad imparare tutte le manovre". E tra qualche giorno si tornerà di nuovo in navigazione, nostromi e nocchieri sono pronti a far salpare di nuovo il veliero con i loro "fischi" in direzione Singapore.
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