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Imperturbabile, sicuro di sé, tranquillo. Anders Breivik, il mostro di Oslo che a luglio scorso uccise 77 persone tra la capitale norvegese e la vicina isola di Utoya dove era in corso un meeting di giovani laburisti, ha letto in tribunale un documento da lui stesso scritto e per chiedere il proscioglimento per legittima difesa.
"Lo rifarei - ha spiegato Breivik nel suo intervento durato più di un'ora, dopo essersi rivolto alla giuria con il saluto di estrema destra (pugno chiuso prima sul cuore e poi a braccio teso) -. Il mio è stato il più sofisticato e spettacolare attacco politico commesso in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale".
"Finire la mia vita in prigione o morire per il mio popolo rappresentano il più grande onore che potessi ottenere", ha continuato il killer, che poi a conclusione della sua lettura ha chiesto il proscioglimento dalle accuse per legittima difesa: "I ragazzi di Utoya non erano "giovani innocenti - si è difeso Breivik -. I militanti del Partito laburista sono indottrinati: non bambini innocenti, ma attivisti politici. Uccidere 70 persone può impedire una guerra civile".
Il militante di estrema destra ha definito gli attacchi "preventivi", finalizzati a preservare la razza norvegese. "Ho agito - ha precisato - in una situazione di emergenza in nome del mio popolo, della cultura del mio paese. E così chiedo la mia assoluzione".