"Donald Trump è incapace di prendere seriamente l'incarico", "tratta la presidenza come un reality show", "pensa solo a se stesso", "mente ogni giorno" e agisce "come uno zio pazzo", mettendo a rischio la democrazia: è un attacco duro e frontale al suo predecessore quello sferrato da Barack Obama nel comizio in stile drive-in a Philadelphia, il primo di persona a favore di Joe Biden e Kamala Harris. Un comizio di quelli veri, appassionati, capaci di infiammare le decine di persone che suonavano il clacson restando in auto per rispettare le misure anti Covid. E preceduto da un piccolo show, con Obama in camicia e mascherina che girava a piedi per la città lanciando appelli al voto col megafono e salutando con i gomiti alcuni bimbi afroamericani. E' solo la prima tappa di un tour negli Stati in bilico per mobilitare il blocco di elettori che lo fece vincere: afroamericani, latinos, millennials. Sabato sara' a Miami. L'ex presidente ha preso di mira Trump su tutti i fronti, a partire dalla gestione della pandemia, per la quale lo ha accusato di "incompetenza e disinformazione", rammaricandosi per le molte vite che si sarebbero potute salvare. Obama non ha dimenticato le ultime rivelazioni del New York Times sul conto bancario del tycoon in Cina: "Potete immaginare se avessi avuto un contro segreto in Cina quando correvo per la rielezione? Ha pagato più tasse ad un Paese straniero che in Usa. Io stesso ho pagato più tasse di lui quando avevo 15 anni e distribuivo gelati". L'ex presidente ha quindi infierito sul comportamento di Trump, denunciando che la democrazia non può funzionare con un presidente "che mente tutti i giorni", "ritwitta teorie cospirative", "minaccia o chiede la galera per gli avversari politici". "Non è un comportamento normale per un presidente. Non potremmo tollerarlo dal preside di un liceo, non potremmo tollerarlo dall'allenatore, non potremmo tollerarlo da un collega. Non potremmo tollerarlo nella nostra famiglia, eccetto forse per qualche zio pazzo", ha ammonito, citando le parole di Savannah Guthrie, la moderatrice che ha messo all'angolo il presidente nell'ultimo town hall. Obama ha infilzato il suo successore anche per la sua politica estera: "La nostra reputazione nel mondo è a pezzi", ha denunciato, ricordando i 'flirt' di Trump con i dittatori. "I prossimi 13 giorni - ha concluso - definiranno il nostro Paese per i decenni a venire. Non lasciamo che questa elezione ci lasci rimpianti perché, sapete, il presidente l'ha già detto, 'se il risultato sarà incerto, mi inventerò qualcosa'. Lui è già pronto a farlo, così non dobbiamo lasciare nessun dubbio, non dobbiamo essere compiacenti. Non mi interessano i sondaggi. Andate a votare e convincete gli altri a farlo. Vi chiedo di ricordare cosa può essere questo Paese". Trump ha replicato immediatamente: "Nessuno ha fatto campagna più intensamente di Obama per la corrotta Hillary Clinton. Era ovunque... Penso che l'unica persona più infelice della corrotta Hillary Clinton quella notte (quella delle elezioni, ndr) fosse Barack Hussein Obama", ha detto nel suo ultimo comizio in North Carolina, enfatizzando provocatoriamente il suo secondo nome.