"Quando avvengono le scissioni nessuno utilizza il nome usato in precedenza. E' anche una semplice forma di rispetto". Lo dice all'ANSA il commissario del Pd VdA Umberto D'Ottavio in merito alla spaccatura avvenuta nel gruppo consiliare regionale di Pcp.
Secondo D'Ottavio "o si arriva ad un accordo del genere oppure le due consigliere che si sono messe in minoranza escano dal gruppo. Non c'è alternativa. Anche perché non ho mai visto da nessuna parte che 2 contino più di 5". D'Ottavio non ne fa una questione di principio: "Anche noi del Pd siamo tra i fondatori del Pcp. Inoltre esiste un legame con il Comune di Aosta, anche lì c'è un gruppo che si chiama Pcp, che peraltro non mi pare stia vivendo la stessa situazione di tensione vista in Regione.
Io spero che per lunedì (quando si riunirà il Consiglio Valle straordinario, ndr) si chiarisca che ci sono due gruppi consiliari distinti, ognuno con una propria denominazione diversa da Progetto Civico Progressista".
Secondo il commissario del Pd VdA Umberto D'Ottavio "è evidente che abbiamo un'idea diversa di Pcp. Le due consigliere uscite dalla maggioranza ritengono di essere espressione un movimento politico. Ma Pcp non è un partito. Noi un partito lo abbiamo già e si chiama Pd. E in un governo di coalizione le decisioni non le prendono le assemblee, ma le forze politiche. I nostri interlocutori naturali sarebbero Rete Civica e Area Democratica, non un'assemblea consultiva che non ha alcun potere esecutivo".
D'Ottavio aggiunge che "se non c'è disponibilità alla mediazione non ha senso accettare ruoli di governo. Le dimissioni da assessore di Chiara Minelli? Immotivate, e peraltro nemmeno Pcp le ha chieste, semmai sono state richieste da Rete Civica". Ora, aggiunge il commissario Pd, "bisognerà pensare alla sua sostituzione. Per il Pd è fondamentale che in giunta ci sia almeno una donna, piuttosto si scelga una figura esterna al Consiglio". E sulla tenuta di una maggioranza ridottasi a 19 dice: "Il problema c'è, ma bisogna chiederne conto a chi se n'è andato prendendosi la responsabilità di indebolire un progetto politico che non ha alternative. Noi non abbiamo capito il senso di quanto accaduto, a meno che qualcuno non voglia spingere gli autonomisti in braccio alla Lega".
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