Salvatore Filice "trovatosi a
confronto con esponenti della 'ndrangheta, non aveva avuto
esitazioni a minacciarli con una pistola e a contrapporre alla
loro caratura criminale suoi propri qualificati legami con
omologhe organizzazioni criminali operanti in Calabria e
Puglia". Così la seconda sezione penale della Corte d'appello di
Torino motivando la conferma della condanna per tentata
estorsione e violazione della normativa sulle armi a 2 anni e 4
mesi di reclusione a carico di Filice (difeso dagli avvocati
Gianfranco Sapia ed Elena Corgnier) nel processo d'appello-bis
sul rito abbreviato di Geenna. Un anno fa la Cassazione aveva
disposto l'annullamento con rinvio a diversa sezione della Corte
d'appello di Torino riguardo ai due capi di imputazione di
Filice.
La vicenda riguarda fatti del periodo compreso tra giugno e
luglio 2015 quando, a seguito di un litigio con il nipote
minorenne del ristoratore Antonio Raso, il figlio minorenne di
Filice aveva riportato lesioni guaribili in sei giorni. "Era
seguita la richiesta - si legge nella sentenza - della
corresponsione della somma di 10 mila euro, formulata da
Salvatore Filice" ai genitori dell'altro ragazzo "mediante
l'esibizione di una pistola".
Contro la sentenza d'appello-bis la sua difesa può ricorrere
in Cassazione.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA