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Prada Cup e poi Coppa, edizione straordinaria

Via alle notti decisive: con un pensiero ai ritorni media per tutta la vela

Responsabilità editoriale Saily.it

CHI, QUANTO E COME: ANALISI E SCENARIO DELLA STAGIONE DI COPPA AMERICA - Auckland 2021: chi sono (e quanto sono ricchi) i tycoon che si sfidano sull'acqua? Quali sono (e quanto pesano le loro storie incredibili) gli Yacht Club a confronto? Quante sono (e quanto contano davvero) le medaglie olimpiche e i mondiali di vela tra i campioni in gara? Cosa c'è veramente in palio, oltre ai 4 chili d'argento dell'antico trofeo? E COME LA VELA PUO' SFRUTTARE IL MOMENTO - LO SPECIALE DI SAILY - QUI LA DIRETTA

 

di Fabio Colivicchi

Si pensa all'America's Cup, si passa per la Prada Cup. E si parte, stavolta, senza altre attese, test, giochini. Semplicemente si fa dannatamente sul serio. Per arrivare a sfidare l'America's Cup, prima si deve vincere la Prada Cup. Regate vere, verissime, punti pesantissimi, ognuno puo' essere decisivo fra qualche giorno. Dal cuore della notte italiana di giovedi 14, tra le 03 e le 06, alba compresa. Sorgerà il sole grazie alla Luna (Rossa)? Andiamo per gradi, vogliamo portarvi in punta di piedi nelle primissime file, dalle quali il palcoscenico si vede vicinissimo, si coglie l'essenza della scena e dei protagonisti...

UN FIUME DI BILIONI - Prima di tutto l'America's Cup è una sfida a colpi di budget stratosferici. Per la supremazia tecnologica e velica sul mare, personaggi mitici hanno sempre dato fondo a risorse ingentissime. Questo fa dell'America's Cup il confronto sportivo (oltre che più antico) più opulento, specie in relazione ai numeri, che non sono certo quelli del Calcio o della NBA. Occhio quindi ai portafogli in gioco. Guardiamo allora ai tre sfidanti della Prada Cup. 

1) Partiamo da American Magic. La sfida si poggia su questi tre signori: John "Hap" Fauth, banchiere d'investimenti con business che svariano dall'agricoltura all'aerospaziale, armatore del maxi storico Bellamente dal 2005; Doug DeVos, co-armatore di Bellamente, a capo dell'impero Amway, grande distribuzione e multi-level marketing, impegnato con la Fondazione intitolata a lui e sua moglie Mary in campagne sociali e politiche, è stato un grande supporter finanziario di Donald Trump; e l'ultra-ottantenne Roger Penske, ex pilota automobilistico, plurivittorioso a Indianapolis, fondatore dell'omonimo team e casa automobilistica, in affari tra gli altri con la Ferrari. I patrimoni dei tre soci ultra-eccellenti del New York Yacht Club ammontano a parecchie decine di miliardi di dollari.

2) Ed eccoci a Ineos UK. L'uomo dei mezzi illimitati (se concordate che svariati miliardi di dollari di fatto non hanno un confine) in questo caso è Jim Ratcliffe, 68 anni, alto e fascinoso, sportivo (sciatore, velista, ha raggiunto entrambi i poli), ingegnere chimico, con la leva finanziaria ha costruito un impero dove non tramonta il sole. Ha iniziato trasportando in Europa lo shale-gas dagli USA con le sue navi. Nel 1992 si è ipotecato la casa per acquistare il colosso in crisi BP, trasformandolo di fatto nel conglomerato Ineos Group, che oggi a Londra produce di tutto, dagli oli sintetici alla plastica fino ai solventi usati per produrre insulina e antibiotici. E' suo anche il marchio di abbigliamento Belstaff, famoso tra i motociclisti e sponsor tecnico del team di Ben Ainslie. E' anche proprietario della squadra di calcio svizzera del Losanna. Grande sostenitore della Brexit, eppure non ha esitato a trasferire la sede delle sue attività a Montecarlo... Quella di Ineos è considerata la sfida più ricca di sempre nella storia dell'America's Cup.

3) Primo sfidante, challenger of record, in accordo (almeno a quei tempi) con i neozelandesi, gli italiani di Prada. Patrizio Bertelli, 74 anni, stabile nella top-10 dei più ricchi d'Italia e tra i primi 400 al mondo, marito di Miuccia Prada e CEO del Gruppo Prada, famoso e riconosciuto leader dello stile italiano. Tra Borsa, acquisti e cessioni, visioni lungo termine, energia toscana, il vulcanico Patrizio è salito altissimo e non teme confronti, anche nelle passioni. Collezionista d'arte, velista cresciuto con le zingarate di Vasco Donnini, ha finito per collezionare anche sfide all'America's Cup, giunte a quota 6 in oltre 20 anni, per superare Sir Thomas Lipton e diventare una ossessione, pur sempre tra i guanciali di un patrimonio stimato da Forbes in 5 miliardi di dollari a inizio 2021 (+3,42% sul 2020). Va poi considerato della partita, sia pure da semplice sponsor, anche Marco Tronchetti Provera con il marchio Pirelli presente nel nome del team.

Queste sono le casseforti che garantiscono i giocattoli volanti dei vari Therry Hutchinson, Ben Ainslie e Max Sirena.

LA STORIA SIAMO NOI - Dicono che tre sfide siano poche, come quattro team in tutto. Ma prima dovrebbero analizzare meglio di cosa si sta parlando. La XXXVI America's Cup di Auckland 2021 è un crocevia storico non solo per le barche rivoluzionarie che (forse) apriranno una nuova era nello sport della vela. E' un'edizione che vede di fronte, uno all'altro, i club architrave dello yachting. Una vera Edizione Straordinaria! Ecco perchè.

1) New York Yacht Club. E' quello che andò nel 1851 con la goletta America a girare intorno all'isola di Wight e alle illusioni della Regina Alexandrina Victoria, prendendosi tutto: la Coppa delle Cento Ghinee e il dominio del mondo. Quello che ha trattenuto nei suoi saloni la Coppa per 132 anni, con tutti i mezzi, dalla prima difesa (si chiamava, guarda un po', Magic) in poi, tra Puritan, Vigilant, Columbia, Reliance, Ranger, Intrepid, Courageous, Freedom... fino allo sgambetto di Australia II a Liberty (1983). Trentotto anni dopo, a New York rivogliono il trofeo.

2) Royal Yacht Squadron. Nato a Cowes nel 1815 come The Yacht Club, ancora oggi per molti è LO Yacht Club per eccellenza. Diventato Reale dal 1820 quando il principe reggente, socio del circolo, divenne Re Giorgio IV. E' considerato la culla dello yachting da diporto e sport, è stato la scorta dei panfili reali (da qui il nome definitivo Squadron), ha dato il guidone a esplorazioni antartiche e ha preservato quasi intatta ai giorni nostri la location iconica di Cowes, alla foce del Medina River, sul Solent, dove si fa ogni tipo di vela ogni giorno dell'anno. La "macchia" di tanta storia è quella regata di velocità tra schooner, un sussulto di orgoglio in piena epoca vittoriana trasformatosi nella più cocente (e fin qui irrecuperabile) delle sconfitte. Anche per loro, la ragione di Auckland 2021 è una sola: riprendersi la brocca di 3,8 chili d'argento del gioielliere londinese Garrard. Secondo qualcuno, una volta ripresa, potrebbero persino toglierla dal gioco!

3) Royal New Zealand Yacht Squadron. Il santuario della vela mondiale moderna, che compie 150 anni proprio nel 2021, è una bassa costruzione di legno bianchissima che spicca sul lato a mare del Westhaven Marina, a Auckland. Questo Circolo è il più vincente nell'America's Cup dopo New York, ha conquistato medaglie olimpiche, il giro del mondo, è stato rappresentato da alcuni dei velisti più forti del secolo, da Russell Coutts a Peter Blake, da Barbara Kendall a Chris Dickson, da Craig Monk a Tom Schnakemberg, da Naomi James (la prima donna a circumnavigare il globo in solitario via Capo Horn, nel 1977), a Grant Dalton, Peter Burling e Blair Tuke... Il Club di riferimento di un piccolo paese di 5 milioni di abitanti, 3 dei quali velisti praticanti. La Coppa è lì dentro, in una teca. E non hanno alcuna intenzione di vederla volare via.

4) Circolo della Vela Sicilia, senza paura. Le sfide italiane alla Coppa hanno visto scendere in campo Yacht Club Costa Smeralda (Azzurra 1983 e 1987), Yacht Club Italiano (Italia 1987, Luna Rossa 2007), Compagnia della Vela Venezia (Il Moro 1992), Yacht Club Punta Ala (Luna Rossa 2000 e 2003), Circolo della Vela Sicilia (Luna Rossa 2013 (2017, ritirata) e 2021). Nord, Sud, Est e Ovest dell'Italia velica. Il club di Punta Celesi a Mondello, spiaggia e pineta mozzafiato, si ritrova al cospetto di tanta storia dello yachting e non si sente affatto in soggezione, perchè risponde con quasi 90 anni di vita e la capacità di passare agilmente dalla nobiltà ottocentesca da cui derivano i suoi soci fondatori, i vari Don Luigi Airoldi dei Conti di Lecco, Filippo Notarbartolo Marchese di Montallegro, Filiberto Sallier de la Tour Principe di Castelcicala, ai presidenti Girolamo Vannucci Barone del Corbo, Enrico Ducrot, Vincenzo Zanca, Fabrizio Lanza di Mazzarino Conte di Assaro, Giuseppe Tasca Conte d'Almerita, Angelo e Agostino Randazzo. Qui negli anni Trenta veleggiavano le classi metriche, qui erano di casa i Savoia, qui sono nati e cresciuti talenti e promesse della vela. Un luogo dove i sogni non sono fatti per infrangersi.

IL GIOCO DELLE MEDAGLIE - Un ultimo quadretto aiuta a disegnare il contesto di questa Prada Cup e America's Cup 20201. Quello dei titoli in gara nei vari team. Abbiamo preso in considerazione i velisti di punta di ciascuna squadra.

1) American Magic. Therry Hutchinson, 52 anni da Annapolis (Maryland), 11 Mondiali vinti in classi d'altura, è alla quinta America's Cup (randista di America One nel 2000, tattico di Stars & Stripes nel 2003, tattico di ETNZ nel 2007, skipper di Artemis (SWE) nel 2013); Paul Goodison, 1 Oro olimpico Laser, 1 Mondiale e 3 Europei Laser, 3 Mondiali Moth foiling; Dean Barker è Mr. America's Cup, il più longevo in attività con 7 partecipazioni, 5 delle quali con Team New Zealand (e un attitudine particolare a battere Luna Rossa, nel Match 2000, nelle finali LVC di Valencia 2007 e San Francisco 2013...), una con Team Japan (2017) e oggi con American Magic. Una partecipazione olimpica (anonima) in Finn, un Mondiale Match Race.

2) Ineos UK. Ben Ainslie, record di 5 medaglie olimpiche per la vela, 4 ori e 1 argento dal 1996 al 2012. Papà Roddy fu skipper di una barca alla prima Whitbread. Formato velisticamente in Cornovaglia, Ben è pieno di onorificenze e riconoscimenti, è un combattente predestinato vincente. Ma ha un cruccio: non riesce a vincere la Coppa America con un team inglese; Giles Scott: a lungo riserva e sparring partner di Ben, vince l'Oro in Finn appena lui smette (Rio 2016); su Britannia c'è anche l'australiano Iain Jensen, 1 Oro e 1 Argento olimpici in 49er a prua di Nathan Outteridge.

3) Emirates Team New Zealand. Peter e Blair la fanno da padroni: 1 Argento e 1 Oro a testa (insieme in 49er), con l'aggiunta dell'ultima America's Cup vinta a Bermuda nel 2017 e della partecipazione alla Volvo Ocean Race 2018-2019 su due barche diverse. Olimpiadi, Coppa e giro del mondo... Poi c'è anche Glenn Ashby (australiano), che ha 1 Argento olimpico in Tornado e la bellezza di 17 Mondiali vinti su catamarani (10 in Classe A, 3 in Formula 18, 3 in Tornado e 1 in GC32).

4) Luna Rossa Prada Pirelli. La medaglia olimpica del team è l'Argento nel Canottaggio di Romano Battisti (che aggiunge anche 2 Mondiali). Quanto alla vela, Vasco Vascotto ha il record di Mondiali vinti in tante diverse classi e monotipi d'altura, ben 25 in totale, oltre a una Admiral's Cup. Francesco Bruni ha fatto tre Olimpiadi in tre classi diverse (Laser, 49er, Star), e ha vinto 7 Mondiali. Pietro Sibello ha fatto due Olimpiadi e vinto 3 Europei di classe olimpica. La sfida italiana sembrerebbe la meno "carica" di medaglie olimpiche... Ma occhio al contropiede: Luna Rossa vanta un bottino notevole in fatto di partecipazioni in Coppa: Max e Jimmy ne hanno 7 a testa (2 vinte ciascuno), Shannon Falcone e Gillo Nobili 6 a testa (2 vinte), Checco ne ha 5. Un aspetto da non sottovalutare.

COPPA, ASCOLTI TV, SOCIAL, ITALIA - Ogni stagione di Coppa è una spinta per la vela. In Italia questo è tanto più vero se arrivano i risultati (Azzurra, Il Moro di Venezia, Luna Rossa). Alla vigilia di questa nuova stagione ci si chiede quanto la Coppa saprà parlare di vela e spingere la gente ad avvicinarsi a questo sport, che nella sua realtà di base è ben lontano dai "voli" degli AC75. Molto dipenderà dalla TV. Come sono andati gli ascolti di Rai e Sky nell'esordio delle World Series? Vediamo.

Rai 2 nelle dirette notturne ha fatto una media di 62mila spettatori (4,8% di share) il primo giorno (con un totale di contatti unici di 385mila), 51mila (3,8% e 340mila) il secondo giorno, 73mila (4,7% e 330mila) il terzo giorno. Nelle due repliche su Rai Sport gli spettatori sono stati 45mila e 31mila, con circa 300mila contatti unici). L'accoglienza di questi dati in Rai è positiva, specie per lo share notturno.

Sky Sport è partito male il primo giorno (meno di 5mila spettatori), ma si è ripresa bene con 10mila il secondo giorno e 21mila il terzo, e picchi fino a 62mila spettatori. Bene le repliche (parecchie), tutte tra 10 e 15mila e con picchi a 50mila. A Rogoredo sono soddisfatti e paragonano il prodotto, per audience, a una partita di media importanza della NBA o della Premier League di calcio.

Lo spettacolo della Coppa targata AC75 è tutto nuovo e da scoprire, il racconto e i linguaggi televisivi sono di fatto esperimenti, work in progress, con voci narranti diverse da quelle storiche della vela. I professionisti dello sport in tv accolgono positivamente la novità, le regate di 25 minuti, le barche volanti e il campo di gara scenografico. Sia Rai che Sky sperano che la produzione migliori nella fornitura di dati e nell'apporto del virtual. Le squadre resteranno più o meno le stesse: su Rai 2 Giulio Guazzini con Ruggero Tita (solo per il primo weekend, poi sarà in ritiro con la squadra olimpica e sarà sostituito) e Edoardo Bianchi, più Francesco De Angelis in collegamento. Su Sky Sport, dove partirà anche un canale dedicato 24 ore alla Coppa, Giovanni Bruno si affida a Guido Meda, con il supporto di Flavia Tartaglini e Roberto Ferrarese.

Complessivamente le due tv tra dirette e repliche hanno coinvolto circa mezzo milione di spettatori. Siamo ancora lontani dai tempi d'oro del Moro (con la piccola Telemontecarlo superava il milione di ascolti) e della prima Luna Rossa (la finale del 2000 arrivò a sfiorare i 3 milioni di spettatori, in orari più umani, dalle 23 all'una di notte). Spesso le analisi anche successive hanno evidenziato un bacino potenziale di pubblico per la Vela intorno ai 4-5 milioni. C'è dunque tanto da conquistare, pur sapendo che la tv è cambiata, che i media sono ormai miniaturizzati, che siamo nell'era social e internet. Basti pensare che la puntata zero del Processo alla Coppa con Ganga Bruni ha già superato i 40mila spettatori tra Youtube e Saily TV e va ben oltre aggiungendoci anche la replica su Ansa Vela. E molti scelgono di vedere le dirette sul web col commento originale di Ken Read, Nathan Outteridge e Shirley Robertson.

E' presto quindi per valutare l'impatto mediatico di questa stagione di Coppa (e ci ripromettiamo di farlo anche con i dati del paese ospitante e degli uffici stampa di Luna Rossa e di COR). Ma una cosa va detta subito: la vela nel suo complesso deve fare quadrato, deve fare squadra. I commenti negativi e le critiche alle dirette tv di Rai e Sky sono appena accettabili quando vengono da singoli spettatori, ma inammissibili e autolesionistici se arrivano da colleghi dei media che seguono questo sport. Più spettatori ci saranno in televisione, sul web, sui social, più la Vela avrà una spinta a primavera e un'onda lunga per la stagione delle scuole e del charter. Siamo alla vigilia di un passaggio importante ed è bene che ciascuno si senta parte di una stessa comunità.

Questo è il quadro d'insieme, sullo sfondo del quale dal 15 gennaio scatteranno le regate della Prada Cup. Tre minuti di avviso, partenze, bordeggio, gate, due o tre giri, arrivi. Due prove al giorno. Facciamola diventare una festa di tutta la vela.

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