Il cambiamento è già qui, ma non vogliamo accorgercene. Eppure offrirebbe i posti di lavoro che tanto mancano. E salverebbe anche la Terra. Perché si userebbero meno materie prime e la produzione di energia si potrebbe fare in ogni casa. E' tutto nell'Internet delle cose'. Nella stampa 3D, ad esempio, che con i suoi costi ridotti può guidarci nell'era collaborativa, uscendo da quella capitalistica. Così da costruire un "mondo neogandhiano", con "produzione di massa nelle case della gente". Per farlo servono nuove infrastrutture, che creerebbero, nel costruirle, moltissimi posti di lavoro.
Sono i concetti messi in campo a Trento da Jeremy Rifkin, economista e saggista americano, consulente dell'Unione europea e di leader di vari Paesi del mondo.
Rifkin ha parlato in un incontro nella sede della Fbk, in cui ha presentato il suo ultimo libro, 'La società a costo marginale zero: l'Internet delle cose, l'ascesa del Commons collaborativo e l'eclissi del capitalismo', edito Mondadori e uscito in Italia in questi giorni, con traduzione di Luca Vanni, con suggerimenti alla traduzione italiana di Angelo Consoli, European office director di Rifkin. A presentare l'economista a Trento è stato Marco Santarelli, esperto in fisica sociale e analisi delle reti, associato di ricerca per enti internazionali e direttore di Network, istituto di ricerca e sviluppo trentino.
"Come prima cosa - ha detto Santarelli, esperto in analisi delle reti reduce dal tour estivo in Abruzzo de "La scienza in valigia" con il robot Biro - questo libro ci pone di fronte a una realtà che non possiamo più ignorare: la rivoluzione - necessaria - della nostra società, caratterizzata da un utilizzo massiccio di fonti fossili e fortemente inquinanti per il nostro pianeta, può e deve avvenire con la produzione e il consumo dell'energia attraverso uno studio approfondito delle cose che circondano (sole, vento, calore della Terra...) e che vengono fatte interagire, intrecciate, a formare una rete, come quella di Internet. Da qui - ha aggiunto - bisogna creare un'infrastruttura intelligente formata dal virtuoso intreccio di Internet, delle comunicazioni, dell'energia e della logistica".
"Insegno alla facoltà di economia più famosa del mondo - ha detto Rifkin, docente all'Executive Education Program della Wharton School alla University of Pennsylvania - e da sempre gli imprenditori sono alla ricerca di innovazioni per ridurre i costi marginali e mai avrebbero pensato che sarebbe stata quella che sta portando alla riduzione quasi a zero del costo marginale di alcuni beni e servizi. Il paradosso è che per la prima volta la 'mano invisibile' del mercato non porta al successo del capitalismo, ma alla crescita di un forte partner che è l'economia della condivisione". Come esempi ha fornito ciò che è già accaduto nell'informatica, nell'editoria, per la musica, per i video, per la televisione e nella conoscenza. "I giovani condividono tutto - ha affermato - e il punto ora è gestire non solo l'Internet della comunicazione, ma anche Internet dei trasporti e delle rinnovabili: produrre da soli e condividere".
Il concetto che cambia è quello della proprietà, che perde valore rispetto alla condivisione, elemento che oggi tra i giovani, secondo Rifkin, è quello che costituisce e fornisce valore sociale.
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