Un "movimento laterale tra le
microplacche appenniniche e adriatiche che può ricaricare le
molle delle strutture superficiali" e quindi andare, con il
tempo, anche a sollecitare le faglie vicine e meglio conosciute.
Vale a dire quelle delle aree e regioni limitrofe. E' l'idea che
il professor Antonio Moretti, geologo dell'Università
dell'Aquila, si è fatto dei terremoti che stanno interessando il
Basso Molise. Si dice preoccupato perché queste scosse si
collocano "in una specie di 'buco' sismico tra la zona del
Gargano e le strutture della dorsale appenninica", un'area a
rischio di scosse ancora più forti.
Le faglie interessate "non sono confinate nella crosta
superiore come quelle appenniniche - spiega all'ANSA - ma
riguardano tutta la litosfera e sono legate a movimenti del
mantello, difficili da prevedere, perché non abbiamo
un'esperienza diretta di terremoti storici". In una delle mappe
di pericolosità sismica dell'INGV Moretti indica una zona che
dall'Appennino si protende verso est fino al Gargano, una
"struttura trascorrente, cioè a scorrimento trasversale, che in
passato ha dato luogo a notevoli scosse, tra cui il
terremoto-maremoto della Capitanata del 30 luglio 1627". Le
scosse attuali, dice, "sono più all'interno rispetto al 1627, ma
sulla stessa struttura. Venga o meno un forte terremoto
nell'area nel prossimo futuro, la sostanza non cambia: non siamo
preparati". "Se i terremoti del 1915 nella Marsica o del 1783 in
Calabria o del 1456 sull'Appennino avvenissero oggi
coinvolgerebbero un'area urbanizzata con milioni di persone e il
terremoto avrebbe le dimensioni di una guerra. L'Italia, da
sola, non ha le forze fisiche, le macchine pesanti,
l'organizzazione e le risorse per soccorrere centinaia di
migliaia di persone che potrebbero essere coinvolte nell'area di
completa distruzione". Il problema è che l'Italia "è una
macchina vecchia", dice Moretti, ci sono "troppi interessi e
vale la logica 'meno calcestruzzo più guadagno'. Non ci sono
studi che tengano, la pubblica amministrazione non ci cerca, noi
studiosi siamo scomodi e le norme tecniche attuali sono
inadeguate. Quando si costruisce non si pensa ad adeguare la
normativa alle informazioni derivanti dai dati rilevati e
pubblicati dallo stesso INGV e alla fine la normativa, a causa
della burocrazia, non tiene il passo con la conoscenza, quindi,
quando dopo dieci anni, una nuova viene finalmente approvata, è
già vecchia". "Purtroppo non riusciremo a mettere le case in
sicurezza entro il prossimo forte terremoto - prosegue Moretti -
Non resta che prepararci all'ennesima emergenza".
Dopo un quadro nient'affatto rassicurante Moretti trova però
un elemento positivo: "Il presidente dell'Ingv, Carlo Doglioni,
credo sia oggi il miglior conoscitore della geodinamica del
Mediterraneo, e in occasioni come questa abbiamo la persona più
adatta nel posto giusto".
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