Fra pochi anni quella che emergerà "dalla quinta ricostruzione post-sismica della sua storia sarà una città splendida", ora occorre investire "nella sola risorsa che l'Abruzzo Aquilano e le aree interne possiedono: natura, arte, cultura". Parla così dell'Aquila il Nunzio apostolico monsignor Orlando Antonini per il quale, alla base della ripresa economica e occupazionale del territorio, c'è lo sviluppo dell'industria turistica. Nel decennale dell'ultimo terremoto che ha devastato il capoluogo abruzzese, Antonini non manca di far notare che "certi reportage, anche non tendenziosi, paiono non realizzare che il sisma del 2009 colpì non una serie di paesi, come in Friuli o in Irpinia, ma un capoluogo di regione e i borghi del vasto territorio, con ben 80 mila sfollati". Antonini ottolinea l'importanza di "distinguere il centro storico entro le mura dalla città fuori le mura: questo è il problema che fa confondere chi non conosce L'Aquila o è prevenuto o tratta del decennale per partito preso". Nato nel 1944 a Villa Sant'Angelo, oggi Comune, allora frazione di San Demetrio ne' Vestini (L'Aquila), don Orlando, com'è affettuosamente chiamato dagli aquilani, ricorda che "la città fuori le mura, dove vivono i tre quarti della popolazione, per essere periferia moderna, con limitati danni e facilmente cantierabile, è stata recuperata rapidamente, già a due-tre anni dal sisma è iniziata la ripopolazione. Oggi è ricostruita all'80 per cento". La città d'arte, però, con il suo centro storico, "non doveva essere ricostruita in poco tempo, richiedeva studio e attenzione - osserva il Nunzio apostolico - La Soprintendenza questo ha fatto, e molto bene, avendo la lieta sorpresa della riemersione, sotto la veste settecentesca, dei segni sia della città rinascimentale sia di quella medioevale".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA