Nel 2019 la provincia dell'Aquila
ha perso altri 2.537 cittadini: al confronto con il dato del
dicembre 2014, la perdita arriva a 8.393 persone, il 2,75%.
Parla di "continuo e inesorabile crollo demografico" la Cgil in
una nota firmata da Francesco Marrelli, segretario generale,
Miriam Del Biondo, segretario Federazione Lavoratori della
Conoscenza (Flc), e Anthony Pasqualone, segretario Funzione
pubblica (Fp). Il quadro emerge dai dati Istat al 31 dicembre
2019: lo spopolamento colpisce le aree interne per le quali
"serve una nuova strategia". Innanzitutto una riduzione delle
nascite del 21% in 5 anni. Il saldo naturale subisce un
ulteriore peggioramento: da -1155 di fine 2014 a -1678 del
31.12.2019. Aggrava la situazione la preoccupante inversione di
tendenza con un graduale abbandono del territorio anche da parte
di stranieri; dopo 5 anni con un saldo crescente di residenti
stranieri nel 2019, per la prima volta il saldo tra inizio e
fine anno segno negativo, -362. Aumenta poi la migrazione verso
l'estero, +21,45% tra 2018 e 2019". Secondo la Cgil a pagare
questa tendenza sono le aree montane marginali e svantaggiate,
che continuano a vivere una mancanza di servizi essenziali quali
trasporto pubblico locale, restrizione dei servizi sanitari,
difficoltà per l'accesso alla scuola, disagi per i servizi
postali.
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