"La pressoché totalità di nuovi
positivi registrati nell'ultima settimana in Abruzzo è riferita
a migranti trasferiti nei centri di accoglienza sparsi sul
nostro territorio o a stranieri rientrati da aree a rischio. E'
evidente che la situazione sta diventando molto preoccupante,
anche perché le Regioni e le Asl sono state lasciate sole dal
Governo nazionale a gestire questa nuova emergenza". Lo
puntualizza l'assessore regionale alla Salute, Nicoletta Verì,
commentando le decine di nuovi casi di Covid 19 rilevati in
Abruzzo negli ultimi giorni. "Ribadisco che si tratta di focolai
sotto controllo e completamente isolati rispetto a contatti
verso l'esterno - rimarca l'assessore - ma quello che sta
emergendo è un ulteriore problema: i migranti trasferiti dagli
hotspot siciliani, sottoposti alla partenza solo a test
sierologico e non a tampone, finiscono di fatto in carico alle
nostre Asl proprio perché positivi, con tutto ciò che ne
consegue: rischi per il personale e aggravio di costi che devono
essere sostenuti dalle nostre aziende. Può sembrare cinico, ma
per una Regione in piano di rientro dal disavanzo sanitario
anche questo è un aspetto tutt'altro che secondario".
La Verì torna a chiedere al Governo di modificare il sistema con
cui vengono gestiti gli sbarchi nel nostro Paese. "Lo stato di
emergenza è stato prorogato fino al 15 ottobre - continua - ma
sembra si tratti di disposizioni che riguardano solo i cittadini
italiani. Come si fa a trasferire in giro per le Regioni persone
di cui è sconosciuta la storia sanitaria e che rappresentano un
serio pericolo per la salute nazionale? E' necessaria maggiore
prudenza ed è indispensabile che al momento dello sbarco vengano
tutti sottoposti a tampone e non solo a test sierologico, come
ho già chiesto qualche giorno fa". E l'assessore solleva anche
altre perplessità. "In questi giorni - sottolinea - mi sono
chiesta più volte cosa sarebbe successo se le nostre Asl non
avessero sottoposto a tampone i migranti e questi fossero stati
liberi di circolare sul territorio senza alcuna limitazione.
Sarebbe accaduta una catastrofe. Il punto, però, è che
situazioni di questo tipo, in un momento difficile come quello
che stiamo vivendo da mesi per il virus, non può essere lasciato
semplicemente alla buona volontà o alla dedizione e sensibilità
dei sanitari di un territorio. Occorrono procedure precise e
dettagliate, condivise con le Regioni, perché l'andare in ordine
sparso genera solo caos, pericoli e tensione sociale".
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