Nove specie di 'macrofite',
tra piante acquatiche, muschi sommersi e alghe di grandi
dimensioni, sono state individuate nel corso del campionamento,
a varie profondità, dei fondali del Lago di Barrea, nel Parco
nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise, attività svolta in estate
dai botanici delle Università della Tuscia e della Basilicata
che stanno realizzando la nuova carta degli Habitat del Parco
protetti dalle Direttive Europee. "E' un risultato sorprendente
- dice Leonardo Rosati, docente di Botanica all'Università della
Basilicata - Ci aspettavamo di trovare quasi solo fango. Tra i 2
e i 4 metri di profondità ci sono vere praterie sommerse
dell'alga Chara vulgaris, tutelata dalla Direttiva Habitat
dell'Unione Europea". Molte di queste piante non erano mai state
menzionate per il Lago di Barrea negli studi precedenti sulla
flora del Parco e in molti laghi artificiali appenninici non
sono presenti; i ricercatori ritengono che lo sviluppo di questa
vegetazione nel Lago sia un processo recentissimo e tuttora in
corso. Quattro anni fa, il Parco ha avviato una collaborazione
con Enel, gestore della diga di Barrea e dell'invaso, per
modificare la fluttuazione delle acque del bacino, con
l'obiettivo di migliorare i livelli di biodiversità del lago e
il funzionamento dei suoi ecosistemi. Le grandi fluttuazioni del
livello dell'acqua impediscono quasi sempre lo sviluppo di
'macrofite', tassello fondamentale per il buon funzionamento
degli ecosistemi dei laghi. "Con molta probabilità questa
ricchezza di specie è collegata alle nuove modalità di gestione
del livello dell'acqua, richieste dal Parco e concordate con
l'Enel" ipotizza Goffredo Filibeck, botanico dell'Università
della Tuscia che coordina il rilevamento degli Habitat del
Parco.
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