E' venuto alla luce a Chieti,
nell'ambito degli scavi finalizzati ai lavori di
riqualificazione di piazza San Giustino, il mosaico romano di
cui parlava lo storico Vincenzo Zecca. Lo ha annunciato la
Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio dell'Abruzzo
sulla pagina Facebook. Il ritrovamento è avvenuto nei pressi
della cisterna ottocentesca e, come scrive la Soprintendenza, "è
stato cercato e trovato il mosaico che fu visto e variamente
interpretato dal Lanzellotti, dal De Petra, dallo Zecca nel
1880". "Finora, è tornata in luce solo una piccola parte di esso
e nei prossimi giorni - si legge ancora - si continuerà con la
dovuta attenzione nel delimitarne l'estensione. L'impegno è
rivolto, inoltre, alla sua contestualizzazione nell' antico
ambito urbano rinvenuto a poche decine di centimetri sotto
l'attuale piano di calpestio. Gli sbancamenti cui Colle Gallo è
stato sottoposto nel tempo hanno alterato i riferimenti
relativi alla profondità di giacitura dei livelli di età romana
in questa parte della piazza, che ora per fortuna ci appaiono
evidenti quasi con immediatezza, contrariamente a quanto
avvenuto nella prima metà dell'area sottoposta a indagine
archeologica; nella parte occidentale della piazza infatti a
maggiori profondità sono stati documentati solo i livelli
medievali. Ora le indagini proseguiranno, sempre come da
programma iniziale, intorno alla cisterna la cui costruzione
comportò l'identificazione dei resti di età romana, ma anche la
loro parziale distruzione: sarà valutata naturalmente, insieme
al contesto edilizio di età romana, anche la situazione
geomorfologica dell'area che ha rivelato un potente banco
naturale. Capirne le attuali dimensioni, verificare come le
strutture antiche abbiano intaccato la situazione preesistente e
soprattutto raccordare la fase romana di frequentazione con i
diversi livelli di uso in età medievale sarà un impegno
notevole, rivolto a ricercare e ricostruire parte della storia
urbana. Intanto, ci destano meraviglia i frammenti di intonaco
policromo, pur se rinvenuti nello strato già intaccato dai
teatini ottocenteschi".
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