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'Limite', Paolo Angelucci fra emulsioni e pietra della Maiella

'Limite', Paolo Angelucci fra emulsioni e pietra della Maiella

Pescara, opere in mostra negli spazi 'Soyuz' fino al 20 novembre

PESCARA, 16 novembre 2021, 19:03

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Limite", nel gergo contadino, è una grossa pietra per segnare il confine del terreno tra proprietà. "In terra d'Abruzzo questi ruspanti menhir sono di pietra della Maiella: totem a protezione delle messi, vitali per ogni famiglia contadina. Una 'madre' a protezione del suo patrimonio più importante: i figli/la terra". Sono le parole con cui Ivan D'Alberto introduce alla produzione artistica di Paolo Angelucci, suggestive creazioni da scoprire nella mostra 'Limite', a Pescara fino a sabato 20 novembre, nello spazio espositivo Soyuz a Palazzo Mezzopreti Gomez, in viale Bovio 29.
    "La sedimentazione dei processi geologici, così come il patrimonio naturale abruzzese, trova una lettura metaforica nella recente produzione di questo autore che, attraverso tecniche sperimentali, ci racconta come è possibile superare il 'limite' e trovare il punto di equilibrio tra naturale e artificiale". Angelucci, nel testo critico di D'Alberto, è "completamente immerso nella dimensione culturale" dell'Abruzzo.
    "Solo sul finire dell'Ottocento, e soprattutto nel Novecento, questo territorio è diventato cerniera tra le regioni del Nord e quelle del Sud: un'area che da irraggiungibile è diventata di passaggio". Usando pietra della Maiella, Angelucci "colloca i suoi lavori su strutture che ricordano le vie ferrate delle montagne" e "tutto lo spazio della galleria si trasforma in ambiente da 'esplorare'. Il visitatore, nei panni di un alpinista, intraprende un percorso conoscitivo 'segnato' per la prima volta da Angelucci che stabilisce il primato di tale attraversamento. I processi geologici che hanno prodotto la pietra della Maiella sono metaforicamente e concettualmente descritti con emulsioni fotografiche che in 'purezza' fuoriescono dalla 'materia'. Come neve pura questi fogli oltrepassano la roccia, la 'fendono, la 'impregnano': qui lentamente 'permeano' il blocco grezzo, si sedimentano e lasciano una traccia, una memoria. Le emulsioni passano da uno stato gelatinoso a uno liquido per ricompattarsi di nuovo. Come l'acqua delle nevi che genera muffe e licheni sulla superficie delle rocce, così lo scatto fotografico di Angelucci diventa parte integrante della materia inerte".
   

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