"Da ieri 27 giugno il licenziamento
ha avuto effetto e lavoratrici e lavoratori della Atr Group di
Colonnella, che si occupa di composite in carbonio, hanno
cessato definitivamente il loro rapporto di lavoro, dopo anni di
tribolazioni". Così esordiscono le segreterie provinciali di
Teramo di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil ripercorrendo la storia
recente dello stabilimento che dieci anni fa dava lavoro a 1500
persone, manodopera specializzata nella produzione di componenti
per l'automotive e l'aeronautica. Nel 2020 i dipendenti erano
scesi a 150 dei quali ora solo metà hanno trovato una nuova
collocazione. "Due fallimenti - ricordano i sindacati -
fronteggiati da una cig vitale per la sopravvivenza delle
maestranze e allo stesso tempo necessaria per prendere tempo e
tentare una via alternativa, attraverso attivazione di politiche
industriali e sinergie più volte sollecitate, che purtroppo non
c'è mai stata".
"E' una vera bomba sociale, ci sono 75 operai metalmeccanici
specializzati, molti over 50, ma non in età pensionabile, per i
quali è difficile ricollocarsi, con altrettante famiglie -
dichiara Natascia Innamorati, segretaria generale Fiom Teramo -
Quello che ci sorprende è come un'azienda del genere possa
essere stata abbandonata a se stessa. C'è stato comunque un
accanimento eccessivo di burocrazia".
"Dopo le scellerate gestioni imprenditoriali, da noi sempre
denunciate per tempo, sono arrivati i fallimenti (unico caso in
Italia in cui il secondo fallimento si è aperto prima che si
concludesse il primo). Scioperi, assemblee, cortei, sit-in,
tavoli istituzionali a tutti i livelli: ce l'abbiamo messa tutta
- proseguono Fim, Fiom e Uil - Abbiamo urlato quanto sarebbe
stato vitale per il territorio e le maestranze il rilancio
dell'Atr. Abbiamo combattuto contro una classe politica, di
tutti i livelli e tutti i colori, che ha dimostrato solo
incapacità di risolvere e indifferenza verso un'intera vallata,
verso gli uomini e le donne che hanno lottato per mantenersi un
lavoro. Con la chiusura definitiva dell'Atr non muore solo un
marchio storico e di lustro per questa regione, ma muore
definitivamente la speranza che in questo Paese si può vivere
lavorando".
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