Il caro bollette mette a rischio
oltre ventimila imprese in Abruzzo, regione che ad agosto 2022 è
la terza italiana in cui si registra la crescita più elevata dei
prezzi di energia elettrica, gas e altri combustibili con un
incremento pari all'85,1%. Oltre 20mila, cioè un'impresa su
cinque, le attività a rischio per il caro energia, più di
diecimila solo nelle province di Chieti e L'Aquila. E' quanto
emerge da un'analisi del Centro studi di Confartigianato Imprese
Chieti L'Aquila, che torna a lanciare l'allarme. Sul fronte
rincari, dall'elaborazione condotta su dati Istat, emerge che
l'aumento dei prezzi di energia elettrica, gas e altri
combustibili in Italia è pari al 76,4%. Prima dell'Abruzzo ci
sono solo Trentino-Alto Adige (115,7%) e Umbria (86,5 %). Numeri
più contenuti, ma comunque altissimi, nelle tre regioni che
chiudono la classifica: Calabria (68,3%), Campania (68%) e
Liguria (63,8%). Al dato regionale abruzzese si aggiunge quello
della sola provincia di Teramo, che è al quarto posto nella
classifica nazionale, con un incremento dell'86,6%. In Abruzzo
sono 21.032, pari al 21,5% del totale, le micro e piccole
imprese operanti nei 43 settori a rischio per il caro energia,
per un totale di 71.525 addetti, cioè il 23% del totale degli
addetti delle imprese del territorio regionale. In testa c'è la
provincia di Chieti: 5.958 imprese a rischio, per un totale di
22.320 addetti. Seguono le province di Teramo (5.385, 19.692),
Pescara (5.046, 17.285) e L'Aquila (4.642, 12.229). "Ci
troviamo davanti a un'emergenza senza precedenti. Rischiamo una
vera e propria catastrofe economica - afferma il direttore di
Confartigianato Imprese Chieti L'Aquila, Daniele Giangiulli - Il
Governo deve intervenire subito. Le imprese non possono
attendere l'insediamento del nuovo Esecutivo che, se tutto va
bene, avverrà tra un mese e mezzo. Nel frattempo migliaia di
attività chiuderanno. Se lo Stato non ha le risorse - conclude
Giangiulli - è indispensabile utilizzare i fondi europei per
calmierare subito il costo delle bollette".
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