Il Wwf Abruzzo ha da sempre
contestato il Piano di gestione del Cinghiale per le Riserve
vastesi e invita il Comune di Vasto a un ripensamento riguardo
alla possibilità di sparare nella Riserva Naturale Regionale
"Punta Aderci" e a mettere in atto le azioni preventive. Per il
Wwf è "estremamente inopportuno effettuare controlli faunistici
con armi da fuoco: le persone che scelgono di passare del tempo
nella Riserva lo fanno per immergersi nella natura, non certo
per rischiare di essere colpiti da chi spara a chilometri di
distanza".
Le carabine più spesso utilizzate per il cinghiale, fa notare
il Wwf, "hanno un tiro utile di 900 metri e una gittata che può
arrivare anche a 4 km. Da qualsiasi posto si spari, all'interno
della Riserva non esiste un punto che non possa essere raggiunto
da un proiettile".
"Il Wwf Abruzzo - si legge in una nota - da tempo contesta il
Piano di gestione e controllo delle popolazioni di cinghiale
nelle Riserve naturali regionali 'Marina di Vasto' e 'Punta
Aderci'. Nel luglio 2023 vennero presentante le osservazioni al
Piano e alla Vinca sia agli Uffici della Regione Abruzzo sia a
quelli comunali, seguite da incontri con tecnici e
amministratori del Comune di Vasto. Il Piano però è stato
ugualmente approvato".
"Ribadiamo la nostra contrarietà a tale tipo di intervento -
commenta Filomena Ricci, delegata del Wwf Abruzzo - inutile a
risolvere le problematiche generate dalla presenza di cinghiali
nel territorio vastese, oltre che impattante nell'area protetta.
Avevamo chiesto al Comune di attuare misure preventive per
limitare i danni all'agricoltura quali apposizione di recinti
elettrificati o di dissuasori visivi e sonori e di procedere con
la bonifica dei rifiuti. Constatiamo che ancora una volta si
ricorre alla spesso inutile scappatoia dei fucili invece di
risolvere il problema in modo più sistematico e definitivo".
Da quanto emerge dal Piano di gestione, osserva ancora il
Wwf, "sono state effettuate solo tre giornate di monitoraggio
tutte nella stagione primaverile: in questo modo si ottengono
dati insufficienti e fuorvianti per descrivere una popolazione e
di conseguenza prevedere scelte gestionali", senza invece fare
riferimento "all'ampio corpus di pubblicazioni scientifiche che
evidenziano come la caccia e il cosiddetto selecontrollo,
intervenendo sulle dinamiche ecologiche e di popolazione della
specie, possano portare a risultati opposti alle intenzioni. Nel
territorio abruzzese la reiterata scelta, perseguita da decenni,
di privilegiare le armi da fuoco quale tecnica di contenimento
delle popolazioni di cinghiale - prosegue il Wwf - non ha
portato alcun apprezzabile risultato rispetto alle attese".
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