"Sul progetto Mirò, cosiddetto Megalò 2, la Regione Abruzzo non ha cambiato idea né orientamento politico.
La maggioranza di centrodestra ha sempre considerato sbagliato e dannoso quell'intervento, sia per le implicazioni urbanistiche sia per le conseguenze per il tessuto commerciale del territorio.
Non a caso la Regione si è
costituita in giudizio per difendere la propria posizione,
ritenendo scaduti i titoli edilizi rilasciati dai Comuni di
Cepagatti e di Chieti". Lo dice il presidente della Regione
Abruzzo, Marco Marsilio, a proposito del parco commerciale la
cui realizzazione era stata avviata a Chieti. E sottolinea che
"a differenza del Comune di Cepagatti, che ha difeso le ragioni
dell'impresa ricorrente, e del Comune di Chieti, che non si è
nemmeno costituito in giudizio, anche se oggi invoca vigilanza e
preoccupazione per l'esito del Comitato Via, la Regione ha
difeso fino in fondo la sua tesi". E aggiunge che "i tecnici non
hanno potuto fare altro che applicare le norme vigenti e
considerare, come da sentenza del Consiglio di Stato, pienamente
validi i titoli edilizi rilasciati dai Comuni, non dalla
Regione, Comuni che sono quindi i titolari e i promotori
dell'intervento insieme alla società privata che realizza
l'insediamento".
"Titoli edilizi che nel frattempo né il Comune di Cepagatti
(che anzi li ha difesi costituendosi in giudizio) nè il Comune
di Chieti hanno pensato di ritirare, annullare o modificare. Nel
quadro di regole esistenti - prosegue Marsilio - e a fronte di
sentenze passate in giudicato, il Comitato Via della Regione non
poteva fare altro che assumere le decisioni che ha assunto. Né
la presidenza della Regione né la Giunta regionale potevano
chiedere o imporre al Comitato di fare diversamente, stante la
separazione dei poteri di indirizzo politico e gestione
amministrativa. Se qualcuno avesse fatto questo si sarebbe
configurato il reato di abuso d'ufficio se non peggio, esponendo
l'amministrazione ai risarcimenti del caso".
Marsilio ricorda poi che "l'intero procedimento nasce con uno
strumento urbanistico eccezionale e derogatorio, che si chiama
Prusst, approvato negli anni '90 dalla Giunta regionale di
centrosinistra a guida Falconio e che l'ultima legge regionale,
ad aver costituito l'arma decisiva in mano all'impresa
promotrice per vincere la sua battaglia legale di fronte alla
giustizia amministrativa, risale al 2017 e porta la firma
dell'amministrazione guidata da Luciano D'Alfonso".
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