Permane una situazione di rischio nella più grande riserva idrica della regione, l'acquifero del Gran Sasso.
La preoccupazione è espressa dal Wwf Abruzzo in
occasione della Giornata mondiale dell'acqua.
"Da otto anni - si legge in una nota - vengono scaricati tra
80 e 100 litri di acqua al secondo dalle captazioni del Gran
Sasso perché non sicura, nonostante nei mesi estivi la fornitura
idrica per case e alberghi sia problematica".
Dal 2000, il Wwf denuncia i rischi legati alla vicinanza con
le gallerie autostradali e i Laboratori Infn, ma dopo sequestri,
commissariamenti e processi, la situazione resta irrisolta.
Il
continuo cambio di commissari e il blocco dei sondaggi nel 2023
hanno aggravato il caos.
"Dopo l'incidente del maggio 2017 - prosegue la nota - quando
fu vietato il consumo di acqua in gran parte della provincia di
Teramo, sostenemmo che il ricorso ai commissariamenti non fosse
la soluzione migliore. L'esperienza del Commissariamento
Balducci (2003-2009) ha visto oltre 80 milioni di euro spesi
senza risolvere il problema. Se l'obiettivo era accelerare i
tempi, è stato totalmente mancato".
"La decisione di nominare due diversi Commissari, con
competenze sovrapposte (uno per l'emergenza idrica
dell'acquifero del Gran Sasso e l'altro per la messa in
sicurezza della tratta autostradale A24 e A25) - si legge ancora
- ha solo aumentato la confusione. Ad agosto 2023, la mancata
conferma di Corrado Gisonni e la nomina di Pierluigi Caputi
hanno ulteriormente rallentato le operazioni, senza spiegazioni
ufficiali".
Secondo il Wwf, non esiste ancora un piano chiaro per mettere
in sicurezza l'acquifero, mentre le sostanze pericolose nei
Laboratori Infn non sono state rimosse come previsto da una
delibera del 2019.
"Dopo 25 anni di denunce e milioni di euro spesi - ricorda
l'associazione - manca ancora un progetto concreto per
proteggere la principale risorsa idrica dell'Abruzzo."
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