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Responsabilità editoriale di ASviS
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L’11 settembre la Commissione europea ha presentato lo Stato dell’Unione dell’energia 2024. Come ogni anno, il rapporto della Commissione fornisce una fotografia delle azioni intraprese e dei progressi compiuti dall'Europa nella sua transizione energetica.
I risultati più recenti rappresentano un record per l’Ue sia in termini di capacità di dispiego di nuove energie rinnovabili che di risultati in termini di efficienza energetica, nonché di sicurezza energetica, in particolare con la repentina riduzione delle importazioni di gas dalla Russia.
L’uscente Commissario europeo per l’energia, Kadri Simson, illustrando i risultati in conferenza stampa, ha sottolineato: non dimentichiamo che tutto ciò è avvenuto nel mezzo di una pandemia globale e di una crisi energetica storica per l'Europa. L'unità e la solidarietà ci hanno permesso di trasformare una crisi in un’opportunità.
Malgrado i risultati d’eccellenza, gli sfidanti obiettivi del pacchetto “pronti per il 55%” richiedono ancora maggiori sforziper centrare gli obiettivi al 2030. In particolare, la Commissione esprime grande preoccupazione per il fatto che i Piani nazionali per l’energia e il clima (Pniec) valutati a dicembre 2023 risultavano nel loro complesso inadeguati a rispondere al target concordato a livello europeo portando al taglio medio delle emissioni al -51% anziché al -55% al 2030, e che solo 10 Stati membri hanno presentato successivamente i Pniec definitivi.
Nel Rapporto della Commissione vengono dunque elencati i principali risultati e i punti di criticità, tra cui in particolare:
La relazione della Commissione riflette sulle misure da adottare nei prossimi anni, sulla base anche dei nuovi orientamenti politici per il mandato 2024-2029 presentati da Ursula von der Leyen, sulle valutazioni presentate nel rapporto Letta sul futuro del mercato unico (vedi rubrica del 23.4.2024 ultimo paragrafo) e sul rapporto Draghi sul futuro della competitività dell’Ue, sulla necessità d’importanti investimenti aggiuntivi nelle reti, nelle infrastrutture energetiche e in particolare nell’industria net-zero rafforzando sicurezza energetica e competitività.
La Commissione sottolinea che i fabbricanti Ue devono difendersi da una concorrenza sempre più agguerrita sui mercati interni e mondiali delle tecnologie a zero emissioni nette. In questo ambito la relazione ribadisce l'utilità degli atti già assunti nello scorso mandato, ovvero il regolamento sull'industria a zero emissioni nette, il regolamento sulle materie prime critiche e la riforma dell'assetto del mercato dell'energia elettrica. Riconosce inoltre la necessità di sfruttare i partenariati con l'industria per accelerare lo sviluppo delle tecnologie a zero emissioni nette e potenziare la base manifatturiera dell’Ue attraverso le alleanze industriali, come quelle nei settori delle batterie, dell'idrogeno pulito, del solare fotovoltaico, della catena del valore dei carburanti rinnovabili e a basse emissioni di carbonio e dei piccoli reattori modulari. Nel contesto la Commissione valuta fondamentale il sostegno all’attuazione degli obiettivi attraverso i dialoghi sulla transizione pulita tra la Commissione, l'industria e le parti sociali.
La Commissione riporta il dato preoccupante che nel 2023 il 10,6% della popolazione dell'Ue ha dichiarato di non essere in grado di mantenere la propria casa adeguatamente calda. Rispetto al 2022, questa quota è aumentata di 1,3 punti percentuali. Per affrontare il fenomeno, la Commissione valuta che grazie alla nuova disciplina del mercato dell'energia, tra cui la riforma dell'assetto del mercato dell'energia elettrica, i più vulnerabili saranno meglio protetti dalle interruzioni della fornitura. Con le nuove regole di mercato, in caso di crisi dei prezzi del gas naturale, gli Stati membri potranno comunque introdurre misure per tutelare i consumatori e garantire l'accesso ad energia economicamente accessibile e ai servizi sociali essenziali, anche intervenendo sulla fissazione dei prezzi al dettaglio per difendere i consumatori da prezzi eccessivi. Nel contesto ricorda che un altro strumento fondamentale sarà il Fondo sociale per il clima, attendendo per giugno 2025 la presentazione dei relativi Piani sociali per il clima da parte degli Stati membri per giugno 2025.
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di Luigi Di Marco
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