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Responsabilità editoriale di ASviS
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I tassi di fecondità a livello globale sono in calo: attualmente, le donne hanno in media un figlio in meno rispetto al 1990. In più della metà dei Paesi, il numero medio di nati per donna è sceso sotto il livello di 2,1, necessario per mantenere stabile la popolazione. Inoltre, quasi un quinto dei Paesi, tra cui l'Italia, si trova in una situazione di "fertilità ultra-bassa", con meno di 1,4 nascite per donna durante la vita.
In Europa secondo il rapporto di Eurostat, “Demography of Europe – 2024 edition”, si registra un significativo calo del tasso di natalità nell’Ue, passato da 10,6 nati per mille persone nel 2008 a 8,7 nel 2022. Questo declino è stato riscontrato in 22 Paesi dell’Ue tra il 2002 e il 2022, con solo quattro Stati membri che hanno registrato un aumento e la Bulgaria che è rimasta stabile. Nel 2022, i tassi di natalità più alti sono stati registrati a Cipro (11,2), Francia (10,7), Irlanda (10,5) e Svezia (10,0), mentre i tassi più bassi sono stati in Italia (6,7), Spagna (6,9) e Grecia (7,3).
Per l'Italia invece, le previsioni demografiche aggiornate dell'Istat delineano un futuro preoccupante, con la popolazione in calo drastico. Dai 59 milioni di abitanti attuali, si prevede che il Paese scenderà a 58,6 milioni nel 2030, 54,8 milioni nel 2050 fino a 46,1 milioni nel 2080. Questa riduzione sarà influenzata da un bilancio demografico negativo, con 21 milioni di nascite contro 44,4 milioni di decessi. Il calo della popolazione e il rapido invecchiamento della società avranno ripercussioni significative sull'equilibrio sociale ed economico.
Entro il 2050 infatti, l'età media della popolazione italiana supererà i 50 anni, con un terzo degli abitanti che avrà più di 65 anni, e un aumento della popolazione ultraottantacinquenne, che passerà dal 3,8% al 7,2%. Questo scenario implicherà una popolazione sempre più anziana e dipendente, con un rapporto tra persone in età lavorativa (15-64 anni) e persone in età non lavorativa che scenderà drasticamente da tre a due nel 2023 a uno a uno entro il 2050. Il Mezzogiorno sarà particolarmente colpito, con un invecchiamento ancora più accelerato rispetto al resto del Paese.
Il calo della natalità è il risultato di una combinazione complessa di fattori sociali, economici, culturali e demografici che variano da Paese a Paese. Ecco le principali cause:
Nel quadro della Legge di bilancio 2024, il governo italiano ha messo in campo alcune misure per affrontare la crisi demografica e sostenere le famiglie, destinando un miliardo di euro a favore della natalità e delle famiglie numerose. Tra le iniziative principali c'è un aumento del bonus asili nido, che sale a 3.600 euro annui per le famiglie con Isee fino a 40mila euro e almeno due figli, e l’introduzione di un ulteriore mese di congedo parentale retribuito all'80% per i genitori con figli fino a sei anni.
Un'importante novità riguarda la decontribuzione per le madri lavoratrici con contratti a tempo indeterminato e almeno due figli. Queste donne saranno esentate dal pagamento dei contributi fino a 3mila euro annui, con una durata più estesa per chi ha tre o più figli. Tuttavia, questa misura si limita a determinate categorie di lavoratrici, escludendo ad esempio le lavoratrici domestiche.
Nonostante questi passi avanti, rimangono diverse criticità. Il congedo di paternità, fissato a soli dieci giorni retribuiti al 100%, non è stato potenziato, mantenendo un forte squilibrio nelle responsabilità di cura tra i due genitori. Inoltre, il congedo parentale migliorato è finanziato solo per il 2024, sollevando dubbi sulla sua continuità. Altre difficoltà emergono dalla cronica mancanza di posti negli asili nido, che limita anche l'impatto del bonus aumentato.
Le politiche familiari di successo in Svezia e Francia offrono due modelli di riferimento per il sostegno alla natalità e alla conciliazione tra vita lavorativa e familiare, entrambi noti per l'ampio supporto finanziario e i servizi di qualità.
Svezia: è un esempio consolidato di politiche che favoriscono l'occupazione femminile e sostengono la natalità grazie a un sistema di congedi parentali generosi, un accesso esteso e a basso costo ai servizi per l'infanzia, e un approccio culturale incentrato sulla conciliazione vita-lavoro.
Questi fattori creano una cultura che sostiene sia le madri sia i padri nella partecipazione al mercato del lavoro, favorendo al contempo un tasso di fertilità più elevato rispetto ad altri Paesi europei.
Francia: è nota per il suo forte impegno verso le famiglie, investendo il 2,2% del Pil nel sostegno familiare (contro l'1% dell'Italia). Le politiche francesi, sviluppate nel corso di decenni, puntano su flessibilità lavorativa e un generoso sistema di tassazione basato sul quoziente familiare.
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di Sofia Petrarca
Copertina: Christian Bowen/unsplash
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