(di Michele Esposito)
Una lista nera dei nemici delle
donne. Di chi commette, o permette, violazioni e abusi in Paesi
come l'Afghanistan, l'Iran o la Russia. L'Ue ha dato il via
libera, per la prima volta, ad una nuova categoria di sanzioni,
che va a colpire nove persone e tre entità in tutto il mondo. Ed
è un via libera arrivato, non a caso, alla vigilia dell'otto
marzo. "In vista della Giornata internazionale della donna,
passiamo dalle parole ai fatti", ha sottolineato l'Alto
Rappresentante per la Politica Estera Josep Borrell.
A formalizzare l'intesa sul pacchetto è stato il Consiglio Ue
sull'Educazione: l'inserimento nella black list europea viene
inquadrato nell'ambito di un regime globale di sanzioni dell'Ue
per i diritti umani che si applica ad atti quali il genocidio, i
crimini contro l'umanità e altre gravi violazioni o abusi dei
diritti umani. La guerra ucraina, questa volta, non c'entra.
Eppure, ben quattro russi sono stati comunque inseriti da
Bruxelles nella lista nera. E, come gli altri sanzionati, anche
per loro scatterà il congelamento degli asset detenuti in Ue e
il divieto di ingresso e transito nell'Unione. Tra le nove
persone colpite spiccano innanzitutto due membri del regime dei
Talebani: il ministro per l'Educazione superiore Neda Mohammed
Nadeem e il titolare del dicastero per la diffusione della virtù
e la prevenzione del Vizio Sheikh Muhammad Khalid Hanafi.
Entrambi colpevoli di "serie violazioni dei diritti delle donne
afghane", si legge nel testo approvato a Bruxelles.
E' nel comparto militare, invece, che operano i 4 russi
sanzionati. Si tratta del tenente colonnello Alexander
Georgievich Fedorinov, ai vertici
dell'ufficio della Polizia di Mosca, del generale Nikolay
Anatolevich Kuznetsov, del funzionario della Polizia di Mosca
Ivan Ryabov e del colonnello Ramil Rakhmatulovich Ibatullin, tra
i comandanti della
novantesima divisione dell'esercito russo coinvolta, tra
l'altro, negli attacchi a Kiev e Chernihiv. A completare
l'elenco ecco il vice ministro per gli Affari Interni del regime
birmano, Toe Ul, e due funzionari dell'amministrazione statale
del Sud-Sudan: Gatluak Nyang Hoth e Gordon Koang Biel.
Tre, invece, le entità in black list. C'è la Guardia
Repubblica siriana, colpevole - questa l'accusa dell'Ue che cita
diverse testimonianze - di "violenti stupri e torture durante le
detenzioni arbitrarie", in particolare nell'ambito del conflitto
mediorientale. C'è il carcere femminile iraniano di Qarchak, che
ospita "dissidenti politici e manifestanti" e nel quale le donne
sono state vittime "di torture, stupri e altre forme di violenza
sessuale". E c'è, infine, l'Ufficio del capo per la Sicurezza
militare della Birmania, che coordina i centri per la detenzione
e gli interrogatori nel regime. Luoghi nei quali "i funzionari
sono colpevoli di violenze come stupri, elettroshock,
bruciatura dei genitali e nudità forzate", si legge nel testo
europeo.
Un testo che, al di là delle nuove misure, lancia anche un
avvertimento: "I diritti delle donne sono particolarmente sotto
attacco in tutto il mondo".
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