Mosca sta lavorando a un piano per
fondere le sue più grandi compagnie petrolifere in un unico
campione nazionale, un'operazione che rafforzerebbe la presa del
presidente Vladimir Putin sui mercati energetici globali e
sull'economia di guerra della Russia. A scriverlo è il Wall
Street Journal in una esclusiva nella quale spiega che Rosneft
Oil assorbirebbe il produttore statale Gazprom Neft, una
sussidiaria dell'esportatore di gas naturale Gazprom, e la
Lukoil.
La società risultante sarebbe il secondo produttore di
greggio al mondo, dopo la saudita Aramco con una capacità di
pompaggio di quasi tre volte la produzione di Exxon Mobil, il
più grande produttore americano.
I colloqui, svoltisi negli ultimi mesi, potrebbero o meno
sfociare in un accordo - scrive ancora il giornale - spiegando
che tra gli ostacoli c'è l'opposizione di alcuni dirigenti di
Rosneft e Lukoil, i fondi per pagare gli azionisti di Lukoil.
Interrogato in proposito un portavoce del Cremlino ha detto
di non essere a conoscenza dei fatti mentre un portavoce di
Rosneft ha detto che il resoconto del Wall Street Journal era
falso, in base alle informazioni a sua disposizione affermando
che l'articolo "potrebbe essere finalizzato a creare vantaggi di
mercato competitivi nell'interesse di altri partecipanti al
mercato". E un portavoce di Lukoil ha affermato che né la
società né i suoi azionisti erano in procinto di negoziare una
fusione "con nessuna delle parti in quanto ciò non sarebbe
nell'interesse della società".
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