Domenica 17 novembre, Giornata
Mondiale in memoria delle Vittime sulla Strada, si terrà un
presidio a Roma contro la riforma del Codice della Strada,
presentata al parlamento dal ministro delle Infrastrutture
Matteo Salvini. L'iniziativa è prevista alle 10:30 in via San
Nicola de' Cesarini. Flash mob si terranno in diverse città
italiane nei giorni successivi, a Genova, Torino, Melegnano
(Milano), Treviso, Codropio (Udine), Parma, Reggio Emilia,
Ferrara, Forlì, Pesaro, Jesi (Ancona), Perugia, Roma, Napoli,
Caserta, Bari e altre. Le iniziative sono organizzate dalle
associazioni italiane dei familiari delle vittime sulla strada,
le associazioni ambientaliste e per la mobilità sostenibile e i
sindacati.
La prossima settimana è previsto il voto finale al Senato
sulla riforma del Codice della strada, bollato come "codice
della strage" dalle associazioni dei famigliari delle vittime,
che lamentano che nessuna delle loro richieste è stata accolta.
"L'impianto della riforma è molto chiaro - scrivono le ong -:
debole con i forti, dando maggiore libertà di circolare ai
veicoli a motore, e forte coi deboli, restringendo viceversa le
misure in favore di pedoni, ciclisti, bambini e persone
anziane".
"E' una riforma pericolosa - proseguono le associazioni -:
limita gli autovelox invece che la velocità, che è la prima
causa delle collisioni con morti o feriti gravi; vieta controlli
automatici sulla guida distratta al cellulare, che è fra i primi
fattori di incidentalità; introduce una sola multa per più
infrazioni, incentivando la violazione delle regole".
"È una riforma dannosa - scrivono ancora le associazioni:
rende più difficile creare o proteggere aree pedonali, piste e
corsie ciclabili, zone a traffico limitato e a basse emissioni,
fondamentali per la tutela dell'incolumità e della salute delle
persone nelle città; e limita l'azione dei Comuni sottoponendoli
a decreti ministeriali". "In questo modo - concludono le ong -,
la riforma ostacola la prevenzione aumentando anziché abbassare
il conflitto e la violenza stradali, che già paghiamo con più di
3.000 morti e 200.000 feriti ogni anno".
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