Oltre la metà degli edifici della
Pubblica amministrazione é inefficiente dal punto di vista
energetico con 1 immobile su 4 che è concentrato nella sola
classe G (il 24%). Il Programma di riqualificazione energetica
della Pa ha stabilito di efficientare il 18% degli stabili fra
il 2025 e il 2030. Ma a frenare la decarbonizzazione sono i
ritardi burocratici e l'eccessivo numero di enti coinvolti, la
mancanza di programmazione, la carenza di competenze e la
difficoltà a spendere le risorse disponibili.
Il Partenariato Pubblico-Privato può colmare il gap di
risorse e competenze e accelerare il processo, ma in Italia è
ancora poco utilizzato: solo 4,5 miliardi spesi tra il 1990 e il
2021.
È quanto emerge dall'analisi condotta dalla Community Smart
Building di The European House - Ambrosetti (Teha), think tank
privato e indipendente, che ricorda come "il settore edilizio in
Italia, responsabile del 42% dei consumi energetici e del 18%
delle emissioni di gas serra, rappresenta una leva fondamentale
su cui intervenire per rispondere alla necessità di
decarbonizzazione, come previsto dall'Agenda strategica
europea". Con una spesa media di 50 miliardi di euro l'anno per
i consumi termici ed elettrici negli edifici, l'obsolescenza del
patrimonio immobiliare italiano sottolinea l'urgenza di
accelerare: in questo contesto, la Pubblica amministrazione può
contribuire in maniera decisiva, considerando che il 56% degli
edifici pubblici in Italia è nelle classi energetiche più basse
(E, F, G).
In linea con la Direttiva Ue, il Piano nazionale integrato
per l'energia e il clima (Pniec) prevede ora un obiettivo di
efficientamento del 3% annuo del patrimonio edilizio pubblico
dal 2025 al 2030, target 9 volte superiore alla superficie
riqualificata tra il 2014 e il 2022. Dopo il picco del 2018,
quando ha raggiunto quota 4,1%, il tasso annuale di
riqualificazione degli edifici pubblici è calato
significativamente, fermandosi allo 0,7% nel 2022.
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